Laura Pugno | I nomi

a cura di Giovanna Frene
da I nomi (La Nave di Teseo, 2023), per gentile concessione dell’editore
fotografia di Dino Ignani


SPOSTAMENTI
#72

Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole



pietra focaia

L’odore della pietra focaia  
è l’odore del fuoco,
lo conosci,
ha dell’infanzia,
poi impari anche a dirlo,
a sentirlo nelle cose quando torna,
a poco a poco nella bocca: 

qualcosa che ha a che fare 
con il diventato lontano,
e non sapresti dirlo meglio, 
dov’era prima
e adesso, invece. Ma tu stesso
sei qualcosa che accenderebbe fuochi
solo ad averne conoscenza.


*

Il fuoco dentro la cosa – la
pietra – appena visibile
in un colore dorato, il tuo
colore oro, il tuo nome
che è il sole: ti dice anche
che solo verrà fuori al tatto,
che il fuoco è toccare essere toccati  

e che la parola è tua – occupando
ora quella posizione, il tu,
il bianco degli scacchi,
muove per primo – sei tu
che metti la parola nelle cose,
la vedi visibile
o nel piccolo o grande animale
che la parola apre albero aperto dal fulmine.


*

Il divino è senza sforzo dice
la voce ricordata,
cerchi con le dita e trovi
in tasca o tra gli abiti e il calore del corpo
la pietra focaia, 
insieme a un anello di plastica con la perla finta
che ricordi bellissimo, 

giocattolo,
oggetto che contiene il fuoco, 

cosa non oggetto,
e che le cose abbiano
in sé la possibilità del fuoco,
il suo odore prezioso come quello
di un corpo selvatico, identico al tuo.

*


Così il tu è uno e due,
e molti due, e la frase
che torna – andarsene lontano
tanto che non ti ritrovi il vento –
nel vento, smette,
resti sola,
solo,
salva, 

in salvo per sempre e davanti
al fuoco che ora brucia, puoi nasconderti
nelle stesse parole, le nostre, i tuoi dèmoni 
li vedi ora che giocano sulla riva del fiume.

*

Ogni altro mondo in questo
e quindi azzurro,
oceano,
perfettamente invisibile quindi 

visibile, gli occhi
aprendo a un infrablu, 
ultrablu, la mente
doppia e una, senza
contraddizione conseguenza: 

tu lo dici ogni volta che ti vedo come uno
il corpo lo dice mortale perfetto, 

i filosofi solari
toccano la pietra,
toccherebbero il tuo corpo, potendo
ma il tuo corpo brucia,
stella lucifero vespero  

stella che è il sole 
adesso visibile –

*

Il quadrato di sole si è stretto
sul tuo corpo fin quasi a coincidere 
col corpo stesso
ad assorbirlo, tutto il sole possibile
ed è così,
non ti alzi, non ti alzerai
però il calore ancora emana
compensando il tuo, che è
andato via. Ancora per un po'
potremo toccarlo poi
ne saremo toccati,
a occhi chiusi e ogni giorno
ritrovi,
ritroviamo parole.


*

Vedi che va svanendo e tutto quello
che ti sembrava in mano ad altri
sarà di nuovo tuo: la parola,
il senhal sola salvezza,
quello che offri è questo,
altro non hai, da sempre. Posa
la testa – i capelli neri intorno,
sulle tue spalle, e nella mente com’erano,
fino alla vita. Posali
su quella spalla, nell’incavo di quel braccio,
contro quel torace.
Il calore e lo stesso odore del fuoco,
ritornerai – sei ritornata? smette
di essere domanda.


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