Alessandro Baldacci | Poesie

a cura di Giovanna Frene
da Il dio di Norimberga (peQuod, 2023)


SPOSTAMENTI #76
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole


XXII

Guarda Kaspar che ritorna
come un dio sopra la terra
per giocare fra le bombe,
nella piazza, a Norimberga,

mentre io canto delle mosche
sembra un coro di baccanti,
e i bambini sono stanchi
di scappare via dagli ufo.

XXVII

«Sono stato tradito»,
canta Kaspar nel bosco,
mentre resta nascosto
con le mosche sul viso,

e il coltello poi spinge
nella vigna del cuore,
come un ufo che piange,
cade, sanguina, muore.



[da Norimberga]


I

Le mosche in fuga da Norimberga
gridavano il nome di Kaspar,
e il dio dei topi cercava gli ufo
con gli occhi chiusi, come una preda,

la sera invece cantava in coro
con le baccanti dietro la porta,
o dentro il forno, senza la torta,
mentre la sabbia finiva in gola.



[da Il dio dei topi]



III



«Vedi qualcosa che non finisce
in questa piazza fatta di vuoto?»,
chiede nel sonno, persa la bocca
e poi la torta negli anni Ottanta,

mentre la notte fa girotondo
oppure tana nel nascondiglio,
e il cielo fugge da Vermicino
lasciando gli ufo dentro la gola.



XI



Era un Vietnam per lui Vermicino,
in cui urlava: «tiratemi fuori»,
senza fine, a se stesso, sognando
di Mirtillo e Verbena, con Sasha

che parlava degli ufo, scappando
via da Kaspar, mentre intorno invece
le baccano muovevano il corpo,
lo ruotavano sempre più in fretta.



[da Vermicino]



VI.



«Una mosca o la fine del mondo?»
Chi pensi che mai sia Euridice?»,
chiede Dino che muore, sfiorando
sia lo scroto che il filo spinato,

mentre Kaspar nasconde la testa,
cerca gli ufo sin sotto la sabbia,
e sorride soltanto se incontra
le baccanti vestite di rosso.



[da Dino muore]


“Il Kaspar che ritorna in quasi tutti i componimenti quai raccolti nasce, allo stesso tempo, da una ripresa estremamente arbitraria delle sorti del bambino apparso, praticamente dal nulla, nel maggio 1828, in una piazza di Norimberga, nonché da un accostamento ‘allucinatorio’ fra la sua infermità e la furia del dio delle Baccanti euripidee. Sasha è invece in definitiva un satellite di Kaspar, un fantasma dell’immaginazione al servizio del “dio di Norimberga”. Forse è opportuno specificare anche che in Vermicino si parla di un massacro collettivo, operato dalla società italiana a seguito della caduta in un pozzo artesiano di un bambino di sei anni, nel giugno del 1981. […] In Dino muore si parte (per procedere subito però in direzioni imprecisabili) dalla morte per setticemia di Dino Campana nel 1932. […]”.

[dalla Nota finale]








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