Jan Škrob | Země slunce (La terra del sole)

cura e traduzione di Elisa Bin
fotografia di Isis Amador
The translation of this extract has been supported by the Ministry of Culture of the Czech Republic.


la roccia del serpente

stanza vuota con pareti
in legno al centro
alcune grandi
calcolatrici musica sommessa quasi
provenisse dall'appartamento accanto
ma so per certo che qui
nessuno è rimasto le porte sono chiuse
dall'esterno lo smartwatch mi dice quanto
ossigeno rimane m'inventerò
qualcosa ogni mia mossa
è comunque un reato m'inventerò
qualcosa passerò
attraverso il muro non è la prima volta
né l'ultima devi innanzitutto
lavorare sulla respirazione devi
lasciar perdere le credenze imparate sui manuali
di fisica chimica e biologia
devi prendere sul serio
alcuni slogan che al giorno d'oggi
si ripetono per lo più a vanvera
una stanza vuota
sgradevole sensazione agli occhi la roccia
del serpente il fiume dorato immagini
di vita sono in due
posti allo stesso tempo nella tasca posteriore
dei pantaloni ho la memory card
mi dileguo volutamente nella natura selvaggia
forse sono vicino al luogo dove tutto
è iniziato pietre piatte
devo provare
con un'altra combinazione m'inventerò qualcosa sono
qui ho dimenticato
la password siedo a terra guardo gli alberi
cambiare colore m'inventerò qualcosa vorrei
dire che per me libertà significa
l'esatto contrario di ciò che qui si chiama
libertà i tricolori i trionfalismi
i portafogli virtuali sono in gran voga ora
più di tutto ho bisogno di sentirti dire
che mi capisci
stanza vuota sete risotto
veneziano su un piatto di carta rigida la roccia
del serpente il fiume dorato il bacio dell'anello
aspetto il furgone
nero la password è zerowork oltre
il passaggio a livello
inizia un'altra terra paesini in macerie
aree militari segrete sparatorie m'inventerò
qualcosa vedo
uno squarcio nella recinzione allora ci si può
lavorare m'inventerò qualcosa ripongo
la memory card in una scatolina
tonda forse per gioielli innanzitutto devo
accertarmi che laggiù ci sia
davvero qualcosa devo
accendere la fiaccola
giusta non è ancora tardi
siedo a terra nell'angolo
della stanza creo 
problemi incido la parete

una lunga fascia boschiva

sono ancora lontano ma
la mia mano è ferma
sotto la lingua ho la sabbia del sud come
siamo arrivati fino a qui su cavalli
neri tracciamo una nuova strada quelle
di un tempo sono distrutte
già da anni che siamo ancora vivi lo si capisce 
dai respiratori che indossiamo sarebbe ancora meglio
avere qualcosa anche per gli occhi ma in questo mondo
dobbiamo volere aver figli e vivere
di ciò che rimane v'era qui un tempo una lunga
fascia boschiva sono ancora
lontano abbiamo gli stessi mantelli
abbiamo bisogno delle stesse cose e delle stesse cose
abbiamo paura
ci fermiamo per la notte 
sotto il dirupo il vino ce l'ho e anche un pezzo
di pane c'è anche un tizio col viso tatuato
canta la vecchia canzone della vita che trionfa
sulla morte il vino ha un sapore metallico
v'era qui un tempo una lunga fascia boschiva
l'uguaglianza è parte integrante
del rito affinché l'eucaristia
sia santa per davvero il cerchio
dev'essere aperto e chiunque abbia
un cuore che batte dovrebbe aver l'occasione
di entrarvi dentro
là in alto dove ancora vi sono dei larici 
ho spaccato la telecamera di sorveglianza l'ho aperta
col coltello come
una conchiglia come siamo arrivati fino a qui
abbiamo preso in mano 
la situazione le sezioni le sintesi
il codice tutto questo ce l'ho
il vino ha un sapore metallico

l’isola

l'acqua nei pressi dei ponti
è nera
appena arriverai sull'isola
dovrai trovare qualcuno di cui
ci si possa fidare pioverà
molto e tu
avvolto in una toga andrai sull'argine
del fiume a un certo punto vedrai
un uomo con la maschera da cervo quello sarà il tuo
uomo ma per sicurezza
controlla che sul polso sinistro abbia
tatuata la stella che non sia un
agente alcuni dei nostri sono già stati
tolti di mezzo in questo modo

pietra e cenere

odore di fuoco sedie disposte lungo il perimetro
dell'officina leva tornio notebook ricerca
di posizioni sicure sono di nuovo qui di nuovo
non so chi siamo assistenza tecnica
resistenza catena che si spezza passami
il rasoio ti parlerò di un mondo nuovo
di un futuro nuovo onde
e crolli e ascese i tuoi passi
traboccano di luce
ecco la crepa che
riconosco ogni volta anse
pietra e cenere
una casetta sull'altura
siamo nella zona
del tremito contenuto della simulata
immobilità il canto degli uccelli 
e gli altri suoni del bosco
risuonano in loop
passami il rasoio
ti parlerò della morte che
è già qui ogni
sera sto alla finestra rivolta a nord
con torcia e balestra il fiume
arde nei polmoni si insinua la cenere

thread

ero sulla porta e
d'un tratto
non ricordavo più se
stavo entrando o stavo uscendo non riuscivo
nemmeno a trovare l'interruttore
al tavolo sedeva una donna con una spada
appoggiata sulla coscia l'architetta
di rete volto e braccia
dipinti di colori
significativi linee nette la notte come
un intervallo vuoto tra i respiri
le vie attorno a casa
sono invase
dal fumo
luce dura che prende ora a tremolare
l'architetta di rete osserva incredula
il monitor nomi e
cifre figure di uccelli rapaci una donna in mantello
e cappuccio le dà un bacio sulla guancia
io siedo dalla parte opposta taglio a metà le ciliegie 
ogni movimento pare ormai
la ricostruzione di un altro movimento
punto di rottura ad ogni
minuto si apre una delle porte il muro
crolla ma
mi rendo conto che anche l'uso della magia nera
è in aumento e
certe cose dolgono sempre più v'è un certo romanticismo
a cui ho scelto di non credere
punto di rottura ottobre mi ha messo al muro punto di
rottura esco fuori ho una tasca
vuota e l'altra ancora
cucita punto di rottura i computer
emettono suoni come di canne d'organo rotte ci siamo
affezionati a quel piccolo appartamento null'altro ci è
rimasto sediamo sempre negli stessi posti con la frutta
di prima alla finestra si vedono vecchie mura

siccità

mi è difficile
non lasciarmi segnare
da questa guerra mi protegge
il sale la corteccia di salice i dipinti
murali negli uffici
open space
abbandonati interfaccia testuale
sono fermo qui e
non posso altrimenti
basta poco 
e farai carriera saprai
esattamente come agire
cosa dire
un po' di caos
sono riuscito
a conservarne ritorno
alla piattaforma con il mio smartwatch
apro l'ingresso
dell'ala posteriore
una custodia di chitarra
appoggiata al termosifone
significa ti aspetto sul tetto
finestra rotta significa ritorno
rossetto scuro
sta arrivando un altro
periodo di siccità
un po' di caos sono riuscito 
a conservarne
mi arrampico sui cornicioni
bruciacchiati sotto ai miei piedi
c'è ogni cosa un corridoio
di luce una donna
che ho già visto
da qualche parte si ferma 
per riallacciarsi
il sandalo leggero

dune

guido verso il centro sotto la pietra
stabilita ti lascio
il mio hard disk non dormo
da tre notti hackero
i bancomat e i terminal ogni volta ho un aspetto
diverso è sempre questione di pochi secondi
il deserto si sta espandendo e il suolo dell'intera
zona è sempre più soggetto all'erosione guido verso
il centro pastiglie frantumate disciolte
in acqua stanza
triangolare zoom labbra
serrate specchio con macchie di inchiostro
rosso solchi irregolari nella sabbia
non dormo da tre notti zoom mi passo
la lingua sui denti stringo
la tastiera non mi si vede
in viso l'aria crepita
e la luce scende zoom movimento del petto
al rallentatore mentre inspira ed espira
apro la porta invio le coordinate
il deserto si sta espandendo appoggio la mano
contro lo specchio vorrei credere
di sapere cosa succederà nei prossimi cinque
anni ma al contempo non voglio nemmeno
pensare a cosa accadrà domani
sono con te non possiamo
rimanere qui scegli 
una carta sono con te ogni volta ho un aspetto
diverso è sempre questione di pochi secondi
sfondo il tetto dell'autobus entro
dentro la tempesta zoom cicatrice
sul viso stelle scorpione serpente aquila
sabbia nera sulle scarpe non possiamo
rimanere qui zoom mi passo la lingua 
sui denti aleph bet gimel nascondo
le chiavi nell'armadietto sopra il lavandino
pastiglie frantumate scena in esterna una morte lenta dune
nere forse riuscirò a smuovere
questa terra ma di certo non da solo sul comodino
ti lascio un altro messaggio
entro dentro la tempesta nel parcheggio stabilito
mi scollego dalla rete maschera
trench anello con smeraldo ogni volta ho 
un aspetto diverso è sempre questione di pochi 
secondi il deserto si sta espandendo scena in esterna sul poggio un cavallo
morto solchi irregolari nella sabbia ormai ho rinnegato
ogni razionalismo
tutte le volte mi fermo qui alla fin fine ti abitueraia qualsiasi oscurità sono con te
il deserto si sta espandendo ormai quasi
non dormo zoom su un foglio lo schizzo
di un corpo umano cocci aleph
bet gimel entro dentro
la tempesta zoom ti fai un buco 
all'orecchio colleghi la sonda dio si è fatto uomo
affinché l'uomo smettesse di aver paura zoom mi passo
la lingua sui denti stringo la tastiera l'altra
mano appoggiata contro lo specchio
alla fin fine ti abituerai a qualsiasi oscurità ed è questa
la cosa peggiore

alberi abbattuti

il data center era in mezzo
al canyon ho scassinato la porta
e distrutto ogni cosa per poi
tornarmene nell'oscurità turbata
la mattina dopo ho trovato nell'erba secca lo scheletro
di un piccolo animale è stato il segnale più importante
degli ultimi giorni sono qui ogni
ramo che si muove ogni fessura appartiene al mio corpo il mondo
non ci circonda ci compenetra sono qui teoria 
e prassi il bosco di cui m'ero
dimenticato il sentiero è fitto di vegetazione scompare
e di nuovo riappare
oltre il bivio ci sono gli alberi 
abbattuti dalla bufera
sei vestita tutta di bianco ti volti
dici di capirmi ogni
deserto ha un inizio
e una fine proprio come la morte
chiaroscuri fasce climatiche
ormai consumate orizzonte consumato camminiamo lungo
il canyon dici di capirmi pianure consumate
depressioni nel terreno sottobosco il mondo non
ci circonda ci compenetra
sono qui ma allo stesso tempo
sto ancora facendomi strada tra i rovi
da qualche parte sull'isola
sotto i miei piedi v'è una dura
massa di cavi e fili
seppelliti in terra
ti scaldi le mani al fuoco del falò fumante
tempo ciclico teoria e 
prassi il grido del corvo questo è il luogo di cui
ti parlavo gli alti margini
del bosco si tramutano in roccia
apri il portatile cerchi segnale non è ancora
la fine lo capirai poi
dal fumo e dalle betulle nane

la svolta

la lealtà nei confronti del sistema ha iniziato
a crollare da quando si è rivelato
che il sistema non esiste
possiamo ovviamente giurare 
fedeltà a un'illusione ma bisognerebbe crederci
almeno un poco l'unica cosa su cui possiamo fare
affidamento è la fragilità ombra di un uccello rapace
in volo m'introduco in uno spaziotempo
che ancora non conosco per nulla mi cospargo di sabbia
crepe nell'andamento ciclico delle cose spine
avvolte in un lenzuolo leggero
il sistema sono le curve dei grafici
le bandiere nazionali intermittenti monitor
spaccati ora io sono
in tutte le ombre e mi muovo
tra i portali lascia che i morti seppelliscano 
i loro morti liberiamoci di tutte le parole
che sviano l'attenzione lavoriamo sulla fiducia 
laddove ha senso farlo la risata si muta
in latrato e viceversa io dico comune
ma ciò di cui parlo non ha confini
ben definiti e nemmeno un terreno concreto ma è quello
che accade andrà tutto bene1
galoppo lo scrupolo nell'usare il pugnale
forze organizzate di cui solo ieri
non si conosceva l'esistenza
ma le cose stanno diversamente mi sistemo il colletto e 
la maschera e di nuovo attraverso il muro
sembra stia per iniziare a piovere ma rimane solo
un presentimento mi stringo nel mantello
si alza la bufera occasione per lasciare e prendere
nuovi libri in biblioteca i lupi si strusciano sulle finestre

la torre

quella torre già la conosci ne sei sicuro ma
un tempo si trovava
dalla parte opposta del fiume
sotto il ponte ti cambi i vestiti metti tutto dentro la borsa
sportiva cerchi le scale sulle rocce ma sono in un luogo diverso
da quello che ti ricordavi non pensarci arrivato al di sopra attraversi un campo di ortiche
fino all'osservatorio astronomico lì afferri la maniglia la porta cigola all'interno
vedi una donna in mantello e cappuccio inginocchiata a terra il coltello affondato
nel processore vi scambiate le borse e poi te ne vai

marzo

i miliardari si ritirano nei rifugi
sotterranei noi affrontiamo l'ennesima ondata di calore
la guerra ci scorre fra le dita
per queste cose ci vorrebbe 
l'ammanita muscaria dici c'è
la luna piena tavoli e poltrone nel canneto statue
con la testa rotta quel che mi interessa
sono le circostanze del ritorno la destabilizzazione
i passamontagna
paesaggio aperto
a forma d'ali
cocci autostrada dismessa
un uomo con un liuto in spalla raccoglie
un libro in fiamme non abbiamo
alcun piano non ci è mai importato con la spalla 
urto il pilone di un pannello pubblicitario e
sento alle mie spalle il sorgere del sole
non so cosa siano tempo e spazio
carta da lucido intorno
al fuoco stanno quattro cavalli le circostanze 
del ritorno bergamotto
a fettine dalla vita era impossibile
distaccarci più di così
non abbiamo alcun piano non ci è mai importato
sei seduto al tavolo e
fai righette con la cenere c'è la luna nuova
in noi si celano delle cose che
non ci è dato comprendere
manteniamo il terreno le circostanze del ritorno
interno e esterno

strategia
alla base della nostra strategia v'è
la non regolarità il movimento
a spirale il blocco di tutte le infrastrutture
è importante saper rendersi invisibili
al momento giusto
ma bisogna anche sapere 
quando esporsi all'attacco mi spoglio di fronte
allo specchio graffiato dai rami di ginepro
e sul comodino ti lascio un altro messaggio è importante
anche saper ritornare riapparire
negli intervalli del crepuscolo ti dico che 
sono cambiato ma in realtà
sto parlando d'altro

Jan Škrob (1988) è poeta e traduttore. Ha pubblicato le raccolte poetiche Pod dlažbou (“Sotto la superficie”, 2016, EMAN), Reál (“Realtà”, 2018, Malvern) e Země slunce (“La terra del Sole”, 2021, Viriditas). I suoi testi sono stati tradotti in diverse lingue e sono usciti in antologie e riviste sia ceche che estere. Nel 2018 ha vinto a pari merito il premio Dresdner Lyrikpreis. Ha partecipato a residenze letterarie in Repubblica Ceca, Francia e Croazia e preso parte a festival letterari e letture di poesia in vari paesi europei. Attualmente vive a Praga.


1 in italiano nel testo.


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