Dimitris Lyacos | La prima morte

a cura di Giovanna Frene
traduzione di Viviana Sebastio
poesie da La Prima morte, terzo volume della trilogia Poema Damni (Il Saggiatore, 2023)


SPOSTAMENTI #97
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole


La Prima morte è il titolo di un libriccino, rinvenuto dal protagonista durante un viaggio in treno, del quale qui leggiamo il contenuto: un uomo è disperso su un’isola deserta, e nelle quattordici sezioni che compongono il poema vengono narrati i suoi tentativi di sopravvivenza in un mondo avvolto dalla morte. Il deterioramento sembra giungere al culmine, ma qualcosa, un lampo prima dell’oscurità, sottrae l’uomo al suo destino, proiettandolo nello spazio come una particella alla deriva, verso un luogo in cui forse potrà un giorno tornare a vivere.”

(dal risvolto di copertina)

____

I

Mare acciaio. Luna muta come un dolore sull’abisso della mente. Corpo scaraventato qua e là sulla roccia come alga o tentacolo inanimato, frutto di ventre-scafo squassato dai venti, palude di sangue e di carne. il braccio sinistro mozzo alla radice e il destro fino all’origine dell’avambraccio, bastone marcio che delira tra polmoni d’acqua. Della bocca distrutta restava solo una ferita che lenta si è richiusa. Degli occhi una luce opaca. Occhi senza palpebre. Gambe fino alle caviglie – prive di piede. Spasmi.

II

Verdetto del mare catene di singulti in frantumi
sotto le palpebre incrinate di cratere inaridito
un'invisibile preda –
sepolcri profanati di passioni, litanie di sensi
in rovina,
melodie disarticolate, lava
di fiumi decapitati
lame di flutti affondano nella cortina,
espandersi della clessidra, epidemia
limpide visioni di eroi piegati
in ubriache vene di luce
la tempesta che sverna nelle paludi –
caduco il ritorno
di un corpo smembrato in primavera.

V

Placida sera. Disperanza.
Si sono placati i demoni. Ulula la Luna. Sentieri monumenti di flagellazione. Cani Scannati nuotano in fossati appassiti. Congelano ossa e scaglie voluttuose. Conseguenza di volto senza bocca. Sete di resurrezione. Mi battezzo nelle trincee del lutto; aridi baci, spugna amara, la foglia marcia restituita alla terra. Ritorna dentro. Gonfio di lussuria, sacrilego mi contorco, nei recessi del tuo corpo sanguino. Immacolata rugiada tracima nell’alba del tuo abbraccio.
Placida aurora. Disperanza.

VII

Nel sartiame insanguinato del cervello
tentacoli interni e il sisma
spumeggia un'insaziabile larva alle foci
del cranio
e altri vermi infuriano
alle falde della sepoltura ceppo
dove uccelli si scagliano, ali diafane
occhi infuocati vista prismatica
sterni scardinati, strida
e l'esultanza guerriera del sole sulla rossa
cloaca –coltello sacrificale sbeccato
incorona follia paralizzata per il dio,
fulgide fibre lacerate
labbra su labbra
densa danza denso
pane fino all'osso

ondeggiare di serpi membra che si sfaldano
spingono la carne indietro nel cranio
stremato che inghiotte e geme

e la sonda dolore
draga incessante
e scuote
il sartiame insanguinato del cervello.

Dimitris Lyacos (Atene, 1966) è scrittore, poeta e drammaturgo. La trilogia Poema Damni, iniziata trent’anni fa e concepita come un eterno work in progress, arricchito da nuove aggiunte e contributi da altri media, tra cui danza, pittura, installazioni, scultura, video art, musica contemporanea e teatro, lo ha reso uno degli autori più significativi del nostro tempo.


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