Anila Hanxhari – Cinque poesie da “Amore emana”

I.

Tagli la luce per raggiungerla prima

infili la punta dritto alla polpa 

giù più giù per la strada che il sospiro ha percorso

è entrato ed è uscito dal frutto

nella luce è rimasta la strada che porta fino al nocciolo

è un tuffo via via sentirla la pietra

metti sanguisughe alla luce 

togli il sangue poi la luna

il marsupio di memoria

ma cosa ricordare? 

Dietro l’altare della luce vanno i cecchini

una carezza scagliata perdifiato

la schiena nuda, il fischio del midollo

il pianto dell’uomo, il lago delle anatre

ecco ci rimane di contare i giorni

con la bocca chiusa.

È tutto lì, come svegliarsi

ripetersi con la luce

esaminarne la follia 

l’eco della pietra

la mente che si plasma con la clessidra

essere nello specchio 

fiore di mandorlo o luce incenerita

come riempire la ferita

di tagli e clorofilla

potare il meno possibile nel frutteto 

l’eco dell’abbraccio che si ripete.

È tutto lì, amore mio, come svegliarsi, la vita

nella mancanza dell’eco

Rimuginare il sole parlarli sopra 

piantarli nel pensiero la sorte delle radici 

il volto ardente specchio

antico Padre, libro dell’eco

entrarci dentro pietra 

con la fermezza, gli ulivi, la veduta

hanno trovato sotterrate vasi di creta

mandibole sospese, ma non la tua mente

Il tuo volto è qui incendio

se fosse un risveglio la verità?

Ci sono dolori immaginari e fuori luogo

in cui perdi la cognizione della forza

L’amore è un mare

ha il tuo volto trattenuto dai pesci

e gli occhi sul punto della barca

che pescano la veduta

l’amore è un poeta che scopre il segno

albero legato ai cavalli del promontorio

un giro di boa forte

l’amore ha un’altra età dell’acqua

cambia stagione nel bene

è il sangue che scorre

se estrai la lama al di sotto la fessura

che urta il volto della luce

e la trattiene dentro

L’amore 

è un vento buono che cambia il segno al grano

prima della commozione della pianta

dopo il seme che ara!

II

È profezia

se scendi dalla fiamma ossidrica 

se riesci a sentire il mio vento stringilo 

i boscaioli lo sanno che per potare il buio 

ci vuole la foce

per potare una pietra che cresce 

ci vuole l’amore

per tornare a terra amore 

ci vuole la casa e il paese

saper stare nella solitudine delle ortensie

in muri alzati da semi

non in grado di germinare

e la giù in fondo all’anima

oltrepassi la linea della zattera!

Non può mai sbagliare il bene

non ha ripostiglio né applausi e mani di creta

il bene è l’amore mieta cucendo i semi alla terra

per farti accorgere il tempo della raccolta

la pazienza ai corvi che Dio nutre con la morte

ecco il bene ha partorito il fiato la coagulazione della pietra

camminiamo sulle acque il bene solleva il capo 

asciuga gli occhi con un sorriso

ed è viaggio viaggio viaggio

sui tempi negati.

III.

Dove mettere la meraviglia?

Quando ho smesso di respirare sono guarita della luce

disse l’amore, fa che tu sia sobria

l’abbraccio risana l’eco  

insegna a essere il bene nella resistenza

a prendersi cura della cura

tenere liberi gli occhi nella meraviglia

quando perdi la strada e incontri nel burrone 

questa sazietà della forma delle corolle

impigliata al cinghiale

con il sangue fermo dalle bende degli ulivi

in un memoriale 

e senti le coordinate dei filati

tra il tuo volto e il mio volto di fiato e sipario 

quando mi spogli di tutti i giardini

delle briciole sull’ascia, il torsolo del fianco

e la melanina dei giocatoli

dove vibra la pietra, l’ardimento d’allodola 

sì tutto cambia forma nella memoria

noi in cima a guardare dal promontorio

il cambio di rotta, i fiori che vengono nutrendo 

l’acqua profonda

e nel punto del ritorno l’àncora alla gola.

IV.

È il paradiso questo amore 

ora lo so l’aurea del bene

guardi questo rimanere sul ciglio della commozione

e passeggiare sui ghiacciai 

non c’è nessuna rientranza e chi attende

lo fa attaccato al muretto che dà sul fosso

a pochi centimetri dal fiato

ma tu sai che i rupi sono i molteplici pensieri

seduti sui granai

che cosa ne è dell’anima

prenderà il sopravento

andrà come i cavalli 

la criniera delle stelle inchiodata al suolo

chiusa al torace perché non smetta di battere

lo scricchiolio a vista, la costola del cane

come sussultò

valanga polverosa cambia e sorpassa la roccia sottostante

i cristalli di ghiaccio

questo corpo cesellato sul corpo, questo manto nevoso

acqua su acqua 

è il paradiso questo volare dal tronco

questo essere scheggia che rientra.

V.

-Ti prego aiutami a fidarmi 

togli il cinismo agli incendiari

al sacrilegio il vizio

mandami un vento 

fammi integra allo specchio

quando passerà il rospo

la rivolta della polvere 

ecco regalami ai sordi 

a chi sono servita 

con la sorsata e la lingua

io mi vedo sul grano passato 

mandala a specchio

-Tu che non temi la morte 

che prediligi un posto unico una campana

una preghiera indaffarata

che tappezzi il piacere del bene

e marchi il bene e ti soprassiedi alla mente

che non ami il tradimento e la vendetta

poi ti vendichi del dubbio e ne dubiti

ti consoli della tua mente 

che torchia e soppesa la farina 

e ti rigiri sulla buca e la adorni di orpelli 

di pensieri con un groppo alla gola e meraviglia

e poi ci caschi come un cieco che non si ferma

prima che il bastone lo dirige figlia mia

poi ti ho compreso

sei ignara della mano che volgi e sottrai 

e poi ho capito perché slitti 

e sfoderi la neve come albero

e ridi di una neve inalberata

e ami di un fuoco alimentato 

dalla tua casa

Quando toccherai l’amore m’incontrerai. 

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