Gabriele De Simone – Versi

C’è un posto sotto il castello
dove la mia anima si ricongiunge,
ricordi? Ti ho fatto sedere
sul tetto, abbiamo guardato, in tempo,
le stelle, prima di arrenderci al freddo
o alla voglia. Ti sei chiusa in camera. Ora
la lingua tua batte sul palato e affila spade.
Un dilemma di polsi che sfuggono alla presa
via via che stringe. Velocemente ti cambi,
il legno della porta è vecchio e tradisce
la tua voce il bianco, quella mano di bianco
che gioca a separarci quando rincasiamo. Nasce
ogni liturgia da un canto:
la tua parola è sola e appartiene alla notte,
la notte che ci vide vinti, la notte
che guarisce nel sangue la nevrosi; noi
beviamo della stessa sete. La piaga
è ovunque e tu non vedi. Il letto notte
dopo notte, lui, si divide, noi
coliamo a picco nudi e sciagurati. Non badi, tu
a questo oceano di simboli: in questa dolina, noi,
– vorrei fondermi a te – siamo solo vicini. Tu
non badi a questo. Abbracciami forte, stasera,
perché domani me ne andrò
ed io non conosco che addii.
Dio invidia questa abat-jour
e il quarto giorno inventa il sole.

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