le parole a quel tempo -per un lungo tempo-
cadevano dal cielo allestito per il gran teatro dei giusti
Piovevano affilate
con vizio di procedura e di sentenza
per dividere un pane
ancora esangue e già raffermo.
Le strade stavano crocifisse ai sensi unici
poiché tutto era diviso:
in casa tua il bene, in piazza
la nera mangrovia delle streghe.
Così il bene confinato sconfina nella disfatta
ed io tornerei bambino
per aver solo fame e nessun pretesto
E non sapere nulla del salario
con cui hai preso in affitto
una nomenclatura da primo testamento
e sfrattato i grandi fiumi dalle vene
*
tu, indole calcarea, vuoi la pace
insegnare alle foglie -vuoi
ma attraversa il confine
una trita discordia di radici
fomenta dai quattro cardini, rovinoso
un maestrale di scienza meschina
I sovrani piccoli piccoli
blindano regni da poco a di meno
nelle dimensioni di un soldo di rame.
Il giardino della felicità è un bisticcio di fiori
quello dell’orgoglio una collezione di statue
I bambini non vivono con noi
non più, dall’ultimo trasloco