A tavola spezza il pane
e nel piatto piccolo la grande ombra:
padre, non vedi che non ho
lo stomaco? Il pezzo
è più grande di me. Padre
non vedi che ho le vertigini
per il tuo taglio?
Il bambino conosce la tragedia
della fame, da stigmate
del verso ritorna l’assenza
della madre.
*
Ho calli troppo aridi alle mani
e un coltello fitto che trattiene il basso
di essere padre. Come fare
per dare il giusto ritmo alla parola
che in ogni parte insinui una disfatta
minore?
L’uomo conosce le ali della madre
silenziose in una veglia da martire:
il ramo si piega ma l’ago di pino
è trasparente e non ha voce.
*
Il gioco di invertire il silenzio
dall’ago al filo.
Questa maglia è tua – sussurrò –
è tua e puoi scucirla
in una sillaba di compassione
per un segno di redenzione.
*
Ho rivolto le mie preghiere alla terra
al sole alla finestra a tutti i miei
tronchi di guerra
tronchi sordi di guerra.
Quando imparerai? Quando
capirai che non c’è pietra? Pietra
a rispondere al primo
bisogno d’adunanza.
M’invidiano le madri sterili
ed io invidio i loro figli innati
nei sogni a non concedere
vita a dovere.
*
Marina vorrei romperti il bacino
nell’antefatto di stare lontani.