Salvatore Leone – Eterno

Ti eterno in pose uccise
dalla furia dei venti e l’aquila grande,
tempie in giù, col perdono del sangue ai fiori.
Ci sono occhi che devono bruciare
prima della sera, di ammansire cicale
nelle fratte d’agosto. Tengo ferme
scapole bianche, e rivolto l’argento alla luna
che mi contenta.
Bisogna darti fuoco da vicino, imbestialirsi
prima che sia tardi, che le stelle diventino basse,
ingiuriose, che la voce si perda sul collo.
Ti ho tenuto come una viola, nella fronte gelida
non si muore a rose fatte, d’obbedienze
incise alla corteccia degli ulivi.

Conto diluvi alla tua schiena
fra atti osceni di nuvole brune,
ne consacro il biancore che perseguito.

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