Luna molesta
Sai perché ti fisso, non è fame, arsura,
ho la pazienza del guardone di frasca.
Sai perché non levo gli occhi dalle costole, mi chiedo
cosa ne sarebbe dei lumi senza la buona carne, penso
alla dannazione del sole, se al petto non lo accogliessi,
di tutta questa benedetta luce che vediamo mentre si poggia alle cose.
Sono finalmente commosso, piegato a un riflesso che ti diffonde.
Sai cosa guardo, non è un assaggio al ventre, scongiuro
le sorti del cielo, di stelle che cadrebbero mute, se Orione
non ti afferrasse alla nuca.
Sai perché ti fisso, mi chiedo cosa ne sarebbe di noi
se la luna non fosse cosí molesta.
*
Tango nero
Che ne sapete del lato oscuro
dove freddo e bocche tacite
si mettono a ballare.
Dove neanche l’alba osa
i flagelli dorati, un atto di dolore
sui fianchi.
Che ne sapete di questo nero
femmina
che avete tenuto per i capelli la nuca
incapaci di buttare un passo.
Che ne sapete del grido femmina
che vi ha voltato le spalle.
*
Danza per Erode
Dalle tue ossa d’avorio scolpite
danza per Erode il loto e le gemme
sporche di luna, ad impreziosire il dolore
quel ventre poggiato a un guaito d’uomo.
Dal ritrarsi di scapola e dal pomo
sfoggia antichi languori,
danza negli ori degli specchi
poi, onora la sete, il vizio di questo re
nel suo incarnato decadente
che diede un nome a mille figli
d’occhi cerulei, nella ballata dei martiri.
Dal gemito e dal collo, danza
nel sonno di chi ha perduto la tempia
in lenzuola d’argento. E poi danza
al tremore del rubino al capezzolo
negli spasmi di effimere contrazioni
arresi alla bellezza del sangue.