Giovanni Perri – Tre poesie

1
Mi chiedo se è proprio da qui,
da queste lampade in carta di riso
che è uscito il piccolo incendio,
oppure l’incendio era là, sul cappotto
appeso da anni
mentre uscivo col cane
che ancora era estate.
O forse è solo un modo, il mio,
di entrare nel piccolo avanzo di tempo,
toccare il foro di luce, sentire un inizio, poi
girare lo sguardo sui quadri, cercare la nuvola persa.
Ecco il falò lontano
il cielo che affonda e nascosto
sotto la cenere, il canto dell’alba.

2
Manovre di sopravvivenza

Il poco che abbiamo, poco e buono,
è già tutto crollato. Ed è già tanto
riuscire nell’impresa che fa
d’una costellazione un calcinaccio:
vedi, il miracolo è questo
tenere in piedi l’azzurro,
somigliare alla cosa lontana,
chiamare lo spigolo poesia,
ogni avanzo di spazio salvezza.

3
Meditationes

dietro è ciò che resta, ciò che abbiamo abitato:
detto perché tornasse a riprenderci.
Corpi convocati eccovi soglie rientrate,
lamelle buone, andiamo, spie:
portatemi nel vostro concerto di spigoli
scendete dalla notte oscillate nell’arco nervoso
andiamo, mie sentinelle.

1 Comment

  1. Cose piccole e grandi e viceversa, e non in una sola visione, ma in un continuum, sia pure defilato, ma sempre uguale a se stesso. Una specie di monotonia nella insalubrità generale che ci accerchia, di sicuro anche per il ripetersi dei vani ritorni. Un ritmo ossessivo, e quasi sempre defalcato da chissà quale ordine delle cose.. E dice bene il Nostro quando pensa di ‘salvare’ un tratto d’azzurro per un attimo, un lampo di quiete opportuna e necessaria.. Ed oltre non possiamo perché legati, anzi, prigionieri dispersi e disperati, senza speranza. Intorno macerie e deiezioni scarnificate in una deriva senza senso. Allora un qualche estremo richiamo alle ‘sentinelle’ che almeno sanno, quelle sì, da chi sono comandate. Ma noi, nemmeno quello. E così sembra fissato da tempo e da sempre l’amen dei giorni perduti.

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