Michele Paoletti – Poesie da “Breve inventario di un’assenza”

Dalla montagna sgorga a perdifiato
un vento tiepido di attese. Un fiore
spacca il grigio della pietra, si aggrappa
contro i tronchi degli abeti.
Un pugno lo nasconderebbe per intero,
come strappare un po’ di primavera,
farla durare più del grido di uno storno
che vola verso il sole e non si volta.

*
Stiamo nei nostri respiri contro i vetri
impaginando silenzi con le dita
e i cani fuori a bere la notte
a sorsi prima che finisca
in un fracasso di alba all’orizzonte.
Stiamo alla catena dei giorni
senza fracasso senza peso.
Intorno il vento odora di abbandono.

*
S’incagliano le nuvole
sul pendio basso, ad occidente.
Tra gli abeti fitti il vento
si fa spazio, le cime
– piccoli compassi senza punta.
Non è ancora freddo nella casa,
c’è un ricordo di fuoco
rannicchiato sotto la finestra.
Il sole lo corteggia un poco
poi fa la ruota e bagna il mare
in lontananza.
I giorni qui non hanno nome
si fanno accatastare tra la legna.

*
Questo maestrale improvviso
mi tiene attaccato alla terra
tra i refoli brevi che l’autunno concede
prima di rigare l’aria
con fulmini sempre più fitti.
Le stagioni che stanno nel mezzo
conservano il tempo, lo schianto
l’attesa. L’urlo del vetro contro
la notte. La resa.

*
Le foglie lasciano scheletri
sottili tra la terra e i respiri
dei tronchi che fanno le pance
più grosse succhiando da sotto la crosta.
In alto rimane quel vuoto ricamo
che il ramo fa con la sera
filando un intreccio col buio,
una bava di luna più chiara.

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