Ilaria Grasso – Poesie da “Epica Quotidiana”

A Rocco Scotellaro

E se tornasse a nascere Rocco Scotellaro riconoscerebbe la sua terra? 
Lo immagino camminare sgomento sul tratturo ora d’asfalto ricoperto 
coi ciuffi d’erba ai lati 
e poi sorpreso entrare in un centro commerciale 
con il cappotto a fine maggio 
per l’aria forte condizionata o lo stravolgimento del clima 
abbagliato dalla luce sintetica delle vetrine 
coi volantini del partito ancora in mano 
evitato dalla folla che lo crede un commerciante. 
E lui che aveva visto la terra solo in zolle 
e le rame abbrustolite dei braccianti nel raccolto dell’uva puttanella 
sono certa che continuerebbe con pazienza ad avvicinarsi alle famiglie 
coi carrelli semivuoti della spesa e le rate da pagare 
e i figli in lacrime perché i genitori 
non possono permettersi il lusso di comprare anche la cosa più banale. 

*

A Vladimir Majakovskij

Dobbiamo imparare a pensare e avere coscienza di classe 
tenere nervi saldi e alta la testa e schiena dritta. 
Dobbiamo esprimere con voce ferma le nostre ragioni. 
Loro anche sono uomini e non solo padroni 
per convincerli che non esiste solo il mercato 
premendogli sul cuore e utilizzare il cervello. 
Non è più questo il tempo del lamento 
e della liturgia della vittima sacrificale 
e della stima dei costi e dei benefici 
tra sovrastrutture ed economia reputazionale. 
Dobbiamo aprire le parole e riempirle di azioni e significati 
e usarle non per sterile contrasto 
a prestare il fianco a propaganda e repressione. 
Dobbiamo aprire le parole e lavorare. 
Con fierezza avanzare. E lavorare. 
Senza tregua, lavorare.

*

Epica Quotidiana

Al mattino l’incrocio è una piazza di monumenti e radiazioni. 
Sveglia quanto basta per tenermi in verticale 
ho una giornata da mandare avanti 
e tre semafori di una lentezza disarmante. 
Quando scatta il verde attraverso il volume delle cuffie 
per non sentire la gazzarra dei motori. 
La metro gonfia mi passa tra le gambe e 
l’asfalto trema sotto le piante 
dove l’inverno mi bagno e l’estate mi infuoco 
in compagnia di tanti dove sempre per dovere o per fame 
sempre tocca ritornare 

*

Attorno al rilevatore delle presenze a mezzogiorno 
siamo raggruppati come sotto al campanile di una piazza. 
Gli occhi sono allampanati dai neon sulle volte. 
D’un tratto compare l’orario in cui possiamo uscire. 
La bocca ci si riempie di salive e felici come code di cani 
scendiamo di fretta le scale. 

Fuori dal portone la luce naturale del sole 
ci acceca e ci sorprende 
sempre alla stessa ora e si manifesta 
come fosse davvero qualcosa di speciale. 

*

Automazione

Hanno riprodotto il cervello e lo hanno fatto quadro. 
Era tondo, adesso è quadro. 
Il pensiero pure sembra aver ridotto le alternative. 
Fa sempre le stesse strade. Al massimo s’ingolfa 
ma non importa 
gli daranno un processore per ricominciare 
una volta ancora e un’altra volta.

2 Comments

  1. Leggo con morbosa attenzione. La cosa che più mi piace è che ne traggo sempre momenti di riflessione sul nostro vivere, così frenetico e confuso.

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