Adriano Padua – Poesie da Fade Out

2

inizia tutto da un trauma improvviso
che non gli era concesso raccontare
con le parole a sua disposizione
inutili nel loro senso innocuo
segni in cui si traducono nevrosi
per esercizio sterile di stile
e fuori la città è un laboratorio
di esperimenti sugli inconsapevoli
rinchiusi in gabbie di cemento armato
i letti bruciano dentro le case
la strada aspetta che tutto si compia
è il solo tramite per continuare
ricominciando un viaggio mai finito
lungo un tragitto ancora sconosciuto

3

non c’è nessuna canzone che suona
sembra uno scherzo il mondo oltre lo schermo
un fatto umano giunge sempre al termine
solo il momento va individuato
in cui la fine si materializza
sottile come un’ombra e in breve tempo
scomparirà da questo posto strano
surriscaldato da motori accesi
ed elettrodomestici in funzione
ma prima deve aggiungere parole
ricontrollare la punteggiatura
di tutti quei discorsi senza senso
agire senza un piano definito
di fuga ed una meta da raggiungere

4

sono rovine ora non resta che descriverle, il mondo si richiude su se stesso
usciva il buio fuori e il freddo conquistava l’aria, tutto una volta ancora da rifare
senza uno spostamento, fermo a sangue aperto, nel punto in cui il racconto si interrompe
privo apparentemente di vita all’interno, e atemporale si materializza
la dimensione funebre dell’invenzione, in quello che succede attorno effimero
nervosi ed aggressivi, recitati vuoti, i rituali del cerimoniale
come un disturbo della comunicazione, di cui non rimarrà alcuna memoria

5

identificato il nemico difendersi resta impossibile
il cielo è una zona industriale che il buio riempie di ruggine
fuggire non serve è una scelta istintiva ma inutile adesso
la strada rivive memorie ossessive senza adrenalina
finito l’incendio si sgretola come carbone a ogni passo
è scura materia che assorbe la luce annullando la luna

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