Sa l’autunno la sua quiete,
il suo tempo non è genitore,
così guardo la vita
sul cavalletto rotondo,
l’immagine non rimanda
lo specchio
*
Mi bacia il pianto degli elementi,
collerico mentre passo
sotto l’arco sventrato
dal liuto delle statue,
suonano le pieghe
dei maniscalchi,
la loro arte leviga
la sera
*
Mi dicono che è colpa mia
se sono disoccupato,
io vorrei soltanto
sentirmi accolto
dalla tribù che ho lasciato
prima di essere nato
*
Costretto a vivere
rinascite su rinascite,
cerco maestri negli alberi
e padri nelle onde,
questo è il dolore
degli orfani
*
Ruggisce la luna
al guado del sangue,
impreca un uomo
giù per la strada,
il cielo è una grotta
per le nuvole