Lorenzo Fava – Poesie da “Lei siete voi”

È la calma dell’algebra a dettare
tempi e partiture, a chiudere i segni
e spalancare ferite. Avverto
segni di cedimento in ogni dove:
perché non ci sia nulla di inespresso
che non abbia posto lassù,
abbi qualcuno a cui dire qual è stato
il nome che ha esploso ogni poesia
con tutta la violenza della luce.

*

I muri hanno perso memoria dei tuoi passi,
sei sfilata alla loro vista senza lasciti.
Ora più robusto è il gesso, e spesso
la porta d’ingresso serrata, la luce
spenta da tempo. Chissà se qualcuno adesso
si incontra nelle nostre stanze.
Quanti amanti noi stessi avremmo
divorato distesi sotto altri cieli?

*

Tu non sai nei cimiteri quanti passati
sorridono, esultano forse più morti che vivi.
O almeno nell’idea che la vita sia per le strade,
negli uffici, sui balconi. Tu non sai.
non ti è dato saperlo forse, tra i rovi
delle discussioni, nei vortici delle apparenze,
nelle cabine telefoniche agli incroci.
Ma ciò non toglie a quelle bare così tristi
di rovesciare le sorti della terra
tanto scure da lasciarci
spesso i soli a capo chino in ogni mondo.

*

La potenza degli avverbi,
le composizioni numerate,
la prima scrittura che tutto vede:
cento poesie mi separano dal tuo campo

le riporterò tutte alla portata della voce.

*

In confidenza ti dico
prova a volermi come una costa di fiato
che inverte il senso del vento,
oggi conto la pressione
con cui premo sul foglio perché scoppi
mentre la marea sale parallela
nella baia della tempia sotto sforzo.

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