Diego Mascalzi Rimassa – La via d’entrata

La via d’entrata

Sobbalzando da un lato all’altro verso un orizzonte sgombro.

Il campo a maggese è una pagina piena di possibilità, e questa sensazione che ti solleva dalla terraferma te lo ricorda.

E ti ricorda che è l’incompletezza che ti spinge a tendere la mano, ad alzarti dalla seduta scomoda.

Taglia quell’occhio che non sposa nulla, accartoccia quel mondo parziale che decontestualizza i significati e li porta dove non sono.

Avere una copia da pochi euro di Frida Kahlo appesa in salotto e Bauman nella libreria non ti serviranno ad aiutare nessuno, tanto meno il vendutissimo nichilismo intellettuale della camicia abbottonata stretta al polso.

Riscopri quanto è sexy l’autocritica, e che il talento migliore non dà nell’occhio.

Riscopri che la pelle è fatta per stare sopra ad altra pelle. Qualunque pelle.

Quella finestra che riflette la morbida luce dell’esterno e rende caldi i contorni è la via di entrata, non di fuga.

E se quelle lacrime sgorgano e ti scombinano il volto è solo perché in te c’è una fonte d’acqua.

E riprendi quei remi storti e diversi, con quelle mani impiastricciate di colore, che è tornata l’ora.

Di concederti felicità.

Di rilasciare felicità.

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