Giovanna Frene – Incunaboli

QUEST’ARIA MORTA
Poesie giovanili inedite di Giovanna Frene, quand’era ancora Eleonora Frene



Quasi per gioco, riapro oggi un vecchio quadernone ad anelli risalente ai tempi in cui studiavo Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dal 1986 al 1990. Contiene decine e decine di fogli battuti a macchina nel 1990 e 1991. Ogni volta che penso a come mi sono trovata immersa nella poesia, dopo, passando prima per studi musicali e poi di arte plastica, non posso prescindere appunto dal senso del ritmo e dal bisogno di dare forma alla materia che proprio la musica e la pittura/incisione mi hanno insegnato. Nei quattro anni veneziani ho iniziato, di fatto spontaneamente, a scrivere poesie in maniera continuativa, ovviamente arrancando al buio e sbattendo la testa sugli stipiti, ma sempre avendo presente che sul quel qualcosa che mi sfuggiva della realtà potevo avere la rivincita attraverso la sua messa in forma linguistica. Pur con tutti i limiti e le ingenuità, sia la Ballata dell’inizio e della fine (1989), scritta a 20 anni, sia le VII Elegie meccaniche (1990), scritte a 21 anni, fissano per la prima volta delle tendenze che sono poi ritornate periodicamente nella mia produzione: l’organizzare il discorso in strutture poematiche precise e studiate a tavolino (come si vede dalla struttura romboidale disegnata nell’autografo); l’allontanare la soggettività mediante l’utilizzo dell’espediente di una scrittura meccanica allo stesso tempo esterna ed interna al poeta; l’indecisione dei nomi, per cui sullo stesso foglio risulta la persona biografica (Sandra Bortolazzo) e lo pseudonimo iperletterario (Eleonora Frene, in omaggio a Eleonora Duse, sulla cui tomba ad Asolo all’epoca sostavo spesso). Giovanna Frene non era ancora nata, ma pur con tutti i loro limiti stilistici, questi incunaboli mi sono cari perché mi ricordano quanto sia spurio ed emozionante il cammino del linguaggio, al di là di noi.


Giovanna Frene, luglio/ottobre 2019

Devo questo tuffo nel passato, dei miei nomi e dei miei incunaboli, a un dialogo giocoso di poco tempo fa, via chat, su autorialità, pseudonimi ed eteronimi con Gabriele Galloni, che ringrazio per l’ospitalità nella rivista, assieme al suo socio Mattia Tarantino.

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