“Le opere d’arte sono di un’indicibile solitudine e nulla le può raggiungere poco quanto la critica. Solo l’amore le può abbracciare ed essere giusto verso di esse.” (scrive R. M. Rilke nel 1903 in una lettera indirizzata ad un giovane poeta).
Turbative siderali (Terra d’Ulivi edizioni, 2017), opera prima di Giovanni Ibello, giunge come un’inondazione. Le parole abbandonano consapevolmente il loro essere contenitore vuoto di qualcos’altro, il loro stare penosamente in superficie; escono dal loro letto abituale e mortificante e risuonano nel lavoro poetico come un’accorata, inesorabile invocazione alla vita. L’opera si divide in tre sezioni, tre apparizioni, tre corpi nudi, diversi, omogenei. Lo stordimento di ogni parola ha una radice centrale, un nucleo profondo che percorre trasversalmente il testo e lega la silloge, la rammenda, la grida come “una preghiera” in uno slancio estremo disperatissimo, come Giobbe in faccia a “dio”, l’uomo-poeta scrive nella dannazione, nella sete nel suo deserto. Ibello scrive sul limitare di sé stesso, in una costante nudità, in una accecante solitudine, nell’inconscio irraggiungibile alla propria ragione.
Martina Luce Piermarini
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Cinque poesie di Giovanni Ibello, da Turbative Siderali, Terra d’Ulivi edizioni, 2017
Di quello che sognavi veramente
non resta che un silenzio siderale
una lenta recessione delle stelle
in pozzanghere e filamenti d’oro,
il riverbero delle sirene accese
sui muri crepati delle case.
Così dormi, non vedi e manchi
il teatro spaziale delle ombre.
Il desiderio è l’ultimo discanto.
Ma quanti gatti si amano di notte
mentre l’acqua scanala nelle fogne
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Basta canzoni d’amore
Hai sognato lo scisma dei santi
il mistero della cernia ermafrodita.
Hai sognato la vergine delle dune
e aceto per le antilopi erranti.
Quando ti vedo dormire
la notte profuma di arance.
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Il tuorlo magmatico dell’alba
si sgretola nei cardi.
È questo il destino dei corpi:
le amnesie lunari
la lesione tellurica del buio.
Mai nessuno
ci ha chiesto di essere vivi.
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Torno allo stato embrionale della vita
nel sonno ibrido del feto,
dove un diagramma di materia nuova
riproduce fedelmente
il calco delle ossa
la nomenclatura delle vene
e un incavo d’ali nelle scapole.
Questa è la divinazione dei corpi.
Anche tu la chiami morte
questa armata silenziosa senza lume?
Questa rete di spade
incrociate sopra i corpi,
l’antilope che si ritira tra i canneti.
La preghiera del giorno: siamo muti.
Tutto si separa per venire alla luce.
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Dieci
C’era l’immagine di Maradona
sopra un muro di cemento
ma l’arco degli occhi era sporcato
dai rimasugli di manifesti mortuari:
oscillavano col vento
mentre un odore di marijuana
si diramava oltre le case popolari.
Maradona era solo contro gli inglesi,
l’anatema del numero dieci.
Con una mano cercava la palla
con l’altra stringeva nel pugno
una radice di gramigna
che sporgeva da una crepa,
fino a quando una donna
decise di estirparla
con un gesto solo,
risoluto che diceva:
“l’amore perduto non ritorna.”
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Giovanni Ibello (Napoli, 1989) vive e lavora a Napoli come avvocato. Si occupa di privacy e diritto informatico. Nel 2017 pubblica il suo primo libro, Turbative Siderali (Terra d’Ulivi edizioni, con una postfazione di Francesco Tomada). Nello stesso anno l’opera vince il “Premio internazionale di letteratura Città di Como” come Opera Prima, risulta finalista al “Premio Ponte di Legno Poesia”, al “Premio Poesia Città di Fiumicino” (come Opera Prima) e al “Premio Camaiore Proposta – Vittorio Grotti”. Il lavoro è stato recensito su diverse riviste letterarie e lit-blog italiani. È redattore della rivista «Atelier» (sezione online) e collabora con il blog di poesia della Rai di Luigia Sorrentino. I suoi versi sono stati tradotti in sei lingue tra riviste, blog e volumi antologici di poeti italiani all’estero. Nel 2018 vince il “Premio Poesia Città di Fiumicino” per la sezione “silloge inedita”.
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Martina Luce Piermarini è nata a Macerata dove ora vive e lavora. Ha fatto studi classici e filosofici, frequentato il Master in Tecniche della narrazione a Torino dove ha lavorato con artisti come Gabriele Vacis e Spiro Scimone, tenuto laboratori di scrittura creativa nelle scuole statali della provincia di Macerata, laboratori teatrali, scritto opere teatrali come “ Interno Camera”( finalista Premio Calvin Clein ) e “ Luci nel Pozzo” ( rappresentato dagli attori della “Paolo Grassi” e dal regista Stefano Alleva). Collabora assiduamente con la rivista d’arte e letteratura UT, nel 2016 ha ricevuto il premio della giuria Caffè delle Arti a Roma ed è presente in diverse antologie di poesia contemporanea. Interferenze della luce, uscito nel 2014, è il suo primo volume di versi.