Fotografia di Dino Ignani
Centro culturale Borges hai detto.
Sono andato a quel racconto di Mari
ricordi? Borges e Omero alla partita
si voltano al momento del rigore.
Un cieco nel centro di Milano, penso
e ti vedo tra palazzi che ricordano
Madrid o Parigi, tra le carte di Jorge
nel cuore delle lettere, un altro
cuore batte, una pupilla spinge
sul retro della palpebra.
–
La ragazzina cinese piange appoggiata
al muro della Bank of China
un ragazzo la guarda poi una carezza:
di perduto amore o di mancato credito
mi domando, io che non avevo visto
lacrime orientali fino a stamattina
mi si stringe il cuore al pensiero
di cose che non so, di questa gente
che avrà speranze segnata sorte
qualcuno dall’altra parte del mondo.
–
Qualcuno mi ha detto “Non aver paura
di essere lirico”. Mi sono fatto coraggio
e ho cercato nell’armadio qualcosa
da mettermi dei colori e dei tessuti
che mi accostassero al lirico, la cosa
di cui non dovrei aver paura.
E chi ne ha? Ma posseggo solo jeans
pullover grigi, neri e blu, camicie
di cotone organico. E se mi sposto
in libreria trovo penne Muji, tutto
in me è troppo contemporaneo
dovrei fare un settenario oppure
un novenario ma dopo della t-shirt
verde presa a Berlino che ne faccio?
–
Qualcuno e i suoi passi
dentro il suono che fa l’alba
una specie di rumore
una sorta di stupore
un momento dopo l’altro
un piede dopo l’altro:
il gabbiano fermo a San Tomà
l’odore di caffè che viene da un bar
il gatto alla Scuola Grande di San Rocco
il ponte dove mi hai aspettato
la prima volta;
credevo di sbagliare strada
e invece l’ho trovata
così mi trovano i canali
che spuntano e non so
se l’acqua applauda
ma mi accompagna.
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