Contro il colombo
Perché, colombo, vuoi risegnalare
quell’iride sgargiante in gola, tu
che poi all’atto, invece di cantare,
non fai che deglutire, glu, glu e glu?
T’ascolto e ho una gran voglia di spennare
piuma per piuma il tuo sontuoso gozzo:
chissà che glabro come un avvoltoio
t’esca di gola qualcos’altro, c!
*
Santo Stefano, Bologna
Così importanti, quei mattoni rosa,
quelle quadrettature losangate,
quegli archettucci, quelle colonnine?
Cos’è, senza Dugento non si vive?
O è solo che per caso sono qui,
e c’è tepore, è settembre, è l’una,
e il sole se scompare lascia un grigio
che fascia ciò che in me c’è da fasciare?
Ma no, ritorna e ri-riaccende il rosa,
e gli archi, e le colonne, e mi ripunge
un pathos-flash di osmosi giovanile
con quella roba lì, medievale.
*
Un miracolo di Sarapide
Mia madre ha novant’anni,
è ‘nelle peste’, dice, ma ha un’idea:
‘Si potrebbe trovare un sostituto…’
Leggo in Nock, Conversion: ‘un miracolo
di Sarapide permette di aggirare
la Moira, ma non il fato astrale:
la malattia si trasferisce a un altro
nato sotto la stessa costellazione’.
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