Mara Venuto – Poesie da “Questa polvere la sparge il vento”

Mi tormenta la luce e il caldo placido
delle cicale enormi, le immaginavo altro
infinitesimi dolori nascosti nell’utero di un tronco.
Sono bestie feroci dalle bocche urlanti cantano
invece di piangere forte la calma
che addormenta i pomeriggi d’estate e gli uomini
sulle pietre aguzze dove atterra il riposo del collo,
congiunzione delle orecchie alle parole d’amore
senza nessuno a sentirle soffrire.

*

Nelle quattro pareti quattro
dove sono nata non c’era polvere. Non c’era
tempo per farsi le ossa e incenerirle nei posacenere, nemmeno entrava dalle finestre la fuliggine degli operai morti, perché noi stavamo chiusi eravamo sacri, una preghiera per gli altri
in ginocchio a lavare tutto, guardare le nostre facce tonde nelle mattonelle rotte
che non specchiavano mai.

*

Nella polvere caduta dal bordo di plastica
delle scarpe c’è la fine degli affanni
per ciò che non può cambiare.
Restano le ipotesi, sempre restituibili
un deposito dove posare fino alla prossima stagione.
Noi non facciamo eccezione, diventiamo altro
senza provare rancore, solo una volta forse
riusciremo per ribellione dal torchio
ad amare la terra che sanguina papaveri.

*

Grazie a G. Ibello per la cura e la selezione

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