1
Tra me che scrivo e me che abito la lingua
ci sono muri andati in rovina e ombre di gatti
minestre di luci negli alti finestroni
e una regina scalza sulle pietre.
C’è Napoli, Padova, Vignone, il mio coro di voci
un tempo esatto per giocarci le croci
e le dame, il ballo della morte, la poesia.
Ci sono strade posate ad arte sui corpi
gente che mangia sui marciapiedi, ride di qualcosa
dimentica.
2
Faccio le mie provviste di natale
il complice nel gioco degli auguri
la comparsa che tutta si illumina.
Ogni piccola strada si tiene
il suo cuore arredato di pioggia
dove ogni gesto passa ed io comincio
da questi panni di cartone e olio
calato nel mio piccolo oriente
di donna di uomo preistorico
venuto per amare;
e sono dove
il mariuolo dà la mano al figlio
con l’anello di pane
il giovane canguro salta
su questi piani di emergenza e paura;
sono su ogni maceria
dove ogni madre forte ride.
3
Dell’apparenza
Ma lo sparo veniva da destra
ed io giravo ancora ignaro
non vedendo nessuna ferita
sanguinare nel vano scoperto
del tempo che portava oltre il buio
degli occhi nel buio della parola
lentamente spiccata nell’aria
a scomparsa dello specchio
girevole dei miei occhiali.
4
Gocce
Ti vedo sai, anche se tutta ti adombri
sembri venuta dalla notte di Gerico:
sento il rubinetto che perde in cucina
ed è il tuo cuore che non mi fa dormire
sono le tue parole che non ho chiuso bene.
5
Oggi vengono i matti,
occorre legna buona
un dolce crepuscolo
qualcuno che dica:
-buongiorno, sente anche lei il vento nella testa?
e gli alberi li vede e il fumo che sale oltre le case?
Li porterò alla torre
sul pendolo di marzo
a toccare la rondine che passa
e la pietra che grida cadendo.