Andavamo al laghetto
a lanciare neuroni nell’acqua;
parlavamo dell’oro riflesso nell’argento.
Il buio bussava sui tronchi.
Noi vuoti come i mari della luna
così ci hanno cresciuto le piante:
inutili, eccentrici, malvagi.
*
Quel campo buio sotto casa
i suoi capelli intricati nella terra
è proprio qui, lontana
un quadro appeso
il collo acrilico
rotto.
Il cigno che guarda il fiume
volto di una casa diroccata
da osservare per ore
i vermi che entrano ed escono.
Sui ciottoli umidi, imbambolato
non vuole alzarsi per conoscere Settembre.
Dopotutto
lo conosce da sempre.
*
Settembre mi tira per le vene
fuggiamo dalla fornace,
dalle mele gonfie;
mi spiega sottovoce
come togliermi il cappio da erede.
Occhiaie di grafite, gentile insonne
sulle tue viscere di legno
stenderò la cera;
smetti di tirare.
Ci rivedremo sulla pira.