Tormento del giovane Flavio
Quando ero Governatore – prima
della nota secessione e agli albori
dell’attuale epidemia – il più fedele
tra i miei consiglieri macchinò
una trappola per la mia successione.
Stregato da dignitari di maggiore fama
e dai favori del gineceo non si avvide
di tramare per la mia testa.
Utile idiota venne battezzato
nei resoconti degli studiosi.
Sventato il complotto, gli concessi
di scegliere la propria pena capitale
da eseguirsi in data ignota.
Tuttora l’attende, nell’esercizio
delle sue funzioni, e ogniqualvolta
ode un suono di passi avvicinarsi
– e queste occasioni si moltiplicano
come fanno i minuti del mondo –
il suo giovane cuore sobbalza.
*
L’indice alzato
L’alunno precoce, nella classe oscura
ha posto il suo quesito.
Calato lo stupore, e passato invano
il tentativo di riduzione
la maestra è rimasta sola.
Dai tempi di Galileo questa lavagna
impercettibilmente oscilla
e il suo cigolio non è
per le nostre orecchie mortali.
Nel silenzio dei corridoi,
inondati dalla luce di vetrate,
e nella sua abitazione, anche la sera,
la notte, per sempre si danna
la maestra, con la sua poca algebra.
*
Imboscata
Il consigliere porta un viso di volpe.
Lo difende l’eloquio, e più che il dire
coltivato un fasullo
medio parlato. Svariate bestiole
prende a noleggio la sua fisionomia,
di marca tropicale o antartica
secondo stagione o clima.
Queste le ombre, questa la tana
scavata. Avantieri ghignavo pensando
all’animale vero che lo sbranerà.
*
Manichino alla prova
Il piazzale è adibito a parcheggio.
Due file di alberi
fanno una croce. Ai suoi margini
due ragazzi discutono. L’edificio che,
se visto, dominerebbe la scena
è una vecchia fabbrica riconvertita.
Le distanze tra i ragazzi
sembrano cambiare a seconda
dello stato sentimentale
(si intende, dell’osservatore).
L’oggetto della riconversione
non è noto. Non conosciamo
fatti precedenti a questo
né alberi, parcheggi, persone.
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