Poi quando il vento sparì
Ci sedemmo in cerchio
Potevamo ancora sentirla la voce
Un muggito venire dalla montagna
Sotto la lingua, una ruggine
Come di sangue masticato
Quello che abbiamo perso
Sta sempre nella tromba delle scale
O nel vano dell’ascensore
È la fatica della luce
Quando non si aprono gli occhi
Stamattina quello che ho perso
Era la violenza del monte
Il mistero da raccogliere a terra
Eppure io ancora non vedo bene
Non so rifare la strada di casa.
*
Campo di sale
Nella notte oscura
Vengo a dirti grazie, ti lascio andare
Spezziamo il pane
Un inverno posato
È tutta di tempera l’aria
Sentirci vivi così
*
Vengo nel dolore
Come a una partenza
Non riconosco albe dai binari
Dai lidi chiusi di novembre
da qui comincia un mondo nuovo
La terra si spezza e poi risale
S’impara di nuovo la pioggia
E ciò che abbiamo già lasciato
In strada due giovani
Gli occhi quasi chiusi
Si tengono la mano alla fermata
Credo adesso nelle cose chiare
Nel pianto anche di giorno
Alla luce del sole
Possiamo ancora permetterlo,
Dobbiamo.
Non amo la scelta della maiuscola ad inizio verso (forse la vedo giustificata solo in caso di poesia in metrica classica). Comunque ho apprezzato molto queste poesie, belle.