È stanco il nostro dio
e non risponde. tace.
Sui lunghi pontili
la cima gettata
non trova appiglio
non c’è mano che la raccolga.
Bisognerà immaginarselo
questo dio, bisognerà
abituarsi al suo lungo silenzio.
*
dio – ogni volta che si dice il tuo nome,
ci si divide e qualcuno muore.
tacerò il tuo nome: che di te
non si sappia più nulla.
Sciolto dal pensiero che ti definisce,
ritorna a essere desiderio,
come il volto di una donna che ci visita
nelle notti di solitudine.
*
Sono qui, sono altrove.
la casa non è un luogo:
è una presenza
di cui spesso
dimentico il nome.
*
Cancella il suo nome da tutte le porte,
se restano chiuse.
Fondi le chiavi se non aprono stanze.
Ma non fissare l’ora del suo arrivo.
Giunge quando è l’ora.
Giunge quando è tempo che una foglia si apra,
quando una ciliegia è pronta a cadere,
quand’è solo da cogliere e da mangiare.
*
Fammi tornare alla fonte
dove abbiamo raccolto acqua
da bambini: vorrei metterla
ancora nelle brocche
e impregnarmi del suo sapore.
Fammi rifare il bagno
in quella pozza, nonostante
il fango. Fammi risentire addosso
il sapore di quel primo dio.
*
Grazie alla Samuele Editore per la segnalazione