Ero Hera è un collettivo femminile di poesia nato dall’iniziativa di sei giovani attrici e performer che si sono formate presso il Cineteatro di Roma. La figura di Hera, Signora di tutte le dee, è stata eletta ad archetipo femminile. In questi versi, le sei voci, qui intese come un’unica “Entità Femmina”, si alternano in ordine sparso offrendo un timbro ogni volta diverso, in un viaggio intimo e variegato attraverso amore, rabbia e speranza.
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La Regina di Saba
Sono nata
Da un gomitolo
Di lana,
Volevano avvolgermi
Tutta
E tre cappi di cordone
Mi affondavano
Nel collo.
Ma non
per soffocare
Il mio urlo,
Ma perché l’impeto
Della mia voce
Fosse
più forte.
(È nata la Regina di Saba)
A chi mi impedisce
Di ululare
Io auguro
Un ventre pieno
Di mosche bianche
E un nodo di stoffa
Tra le corde vocali
E un nido di vespe
Tra le dita affusolate
E doni di serpe
Tra i capelli ondulati.
La mia anima
Vibra
Nella cassa toracica,
E così sarà
Sempre.
(Ilaria Delmonaco)
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L’origine della vita
Il nucleo
Arde
Vulcano inesploso.
Le onde del mare si schiantano
Delicatamente
Risucchiano il cuore, strappandolo dal petto.
Cullato.
Rifugio sicuro
Su una riva si addormenta salato.
Lo abbracciano i raggi del sole
Lo rinfrescano le onde del mare.
Così il cuore iniziò a battere
per il calore del sole
per l’affetto del mare.
E sì forte
Pulsò
che diede inizio ai moti della terra
e ai terremoti dell’anima.
(Lucrezia Marzo)
*
Vetro
compressa in un scatola di vetro vedo topi e conigli danzare delicati assaggi
vetro
il naso mi formicola
scorrazzano davanti a me, infidi scarafaggi
vetro
saltellano sul mio cubo cantando, fanno vedere natiche pelose
vetro
annego in questa bocca rabbiosa
vetro
quando il mago aprirà la scatola occhi neri verranno
pioveranno addosso a candidi manti
la paura si trasformerà in pane
i pesci dell’acqua guizzeranno nel cilindro
tutto al suo posto
nelle mani del mago
bacchetta stride sui baffi,
pigri per vibrare
non canto più
occhi più neri di pupille
digrignare digrignare e digrignare ancora
fino all’erosione
allora sì!
ora danzate
danzate pure davanti a questi occhi ossidiana
il ringhio senza denti non fa che ridere,
giullare
bestia da circo o da soma
io nata libera
incastrata nelle mani del mago.
(Mimosa Maniàci)
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Dis – ordine
Disordine mentale
Disordine alimentare
Disordine in casa
Disordine dentro
Disordine che sposta gli occhi al posto del
petto
Disordine interno
Arti spostati
Le braccia escono dalla nuca
E le gambe camminano sui talloni riversi all’insù
Un uragano
Un acquazzone
Una scossa di magna magnitudo
nella Magna Grecia distorta
della mia vita
Quel pozzo di classico splendore
spostato dal luogo d’origine
E ascoltando questa nota secca
che tende e protende verso un abisso
ignoto
decido e desidero te
Mi adagio su teli di plexiglass
ai quali la pelle si appiccica
E aspetto.
Alleluia
È un canto di bambina nella chiesa improvvisata della mia infanzia
Nella via dove tutto ha inizio
ho portato anche te
E ti ho mostrato il modo
per farmi sbucciare le ginocchia
Lascia stare se poi fui io
a pugnalarti nel fianco mentre eri steso al sole
E la brezza spirava dal mare
E spiravi anche tu
davanti ai miei ricordi di giovane e disordinata
ragazza sola
E il sangue era polvere nelle mani
E lo spargevo come cenere al vento
mentre piangevo, ridendo,
del mio disordine e della mia assenza
Della mia non presenza
Non presenza
Non so quale altra parola ripetere
se non un continuo alleluia
nato in me all’alba di questa mattina
E mentre lo canto
devota come la Madre voleva
sogghigno ancora nascosta nella spalla
E rido di un’immagine falsamente grande
che io vedo anche nella briciola di pane
rimasto sul tavolo alla fine della cena.
Siedo
E aspetto
che altri cantino per me
Una sola parola
Una sola soltanto
E poi sarò salvata.
(Giulia Pomarici)
*
Quindici
Ti cerco nelle paludi salmastre
nelle nubi grigie di pioggia
Ti cerco negli spazi dilatati
delle fessure metalliche
Ti cerco disperata nei porti
saturi di barche
Io ti cerco per riposare in attenzione.
Nell’oblò vedo una luce
gli sposi fanno l’amore
sui materassi marini
Io ti vedo
Pupille mobili e umide
fluttuano negli sguardi
Voglio amarti.
(Gloria Iaia)
*
3 Febbraio 2019
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Ho incontrato mio figlio camminare per una via ventosa
Aveva gli occhi come i miei
E io ho
Ho solo due occhi di un colore comune
Ripetiamo ogni giorno
un giorno a caso
Senza mai
Senza sempre
Ripeto i tuoi rumori mamma,
Sono diventati i miei
E come al solito li ho fraintesi sai
Pensando fossero giusti, come me
(Ortensia Macioci)
*
Grazie ad Alessia D’Errigo per la cura e la selezione