Perciò mi racconti di orbite planetarie
dello stretto di Messina
di buchi neri e eucalipti.
Conosci i manuali
per la propedeutica del buonsenso
e senza rispettarli ne mangi l’indice.
Era bello il giorno che scoprimmo
di non aver mai visto Gli anni in tasca.
*
Osservi la morte dipanarsi
nelle fibre di ogni tessuto
di ogni utensile.
Decidi. Luce perpetua
in nuova eccitazione. Decidi.
Illuminata da un chiarore fuori
inesplicabile.
Magari è la stella che gli antichi
usavano per orientarsi.
Magari è il modo
in cui ci disfiamo del futuro.
*
Pagina per pagina
leggo parole
come fossero nascoste a incastro
nelle righe delle tue intenzioni
e lascio
che i fremiti di questo pianeta
fatto di carne
distruggano ogni sillaba
che ho pronunciato.
*
Ma già vivere e distruggere
è disfarsi di Dio,
apparirgli non figli, scomposti,
mangiati dall’albero della conoscenza
con le foglie di fumo
all’appendice del globo ricco di probabilità.
*
E verso mezzogiorno morì
orientato alla parte ombrosa del giardino
mentre intuiva il respiro dei fiori
per la prima volta.
Era ancora molto affamato di mondo.
*
Fotografia di Marco Piras
L’ha ripubblicato su ESERCIZI ARBITRARIe ha commentato:
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