Ne requiescat in pace
Parole come croci sepolcrali
sul marmo lucido del nostro tempo
infisse con ostinata forza
ché non le pieghi il vento.
Lacrime come autunnali fuochi fatui
muti testimoni di avvenuta decomposizione
E stracche litanie lisergiche
simulacro di pietosa orazione.
Nel bianco sudario di taffetà
affiora
timida
l’effigie di un errore.
Sotto la terra nera
pulsa
violento
un cuore.
*
L’ultimo giorno
Quando fatalmente cadranno i nostri pazzi giorni
Nel laccio mineralizzato di questo tempo bracconie-
re
E non basterà più la forza d’un ricordo a sostenerci
Quando il mio ventre gemmato sarà tornato vuota fe-
rita
E offrirai l’ostia ispessita della tua carne di vec-
chio
Al ruvido tocco di stracche carezze
Quando il demone dell’abulia fiaccherà
L’elettricità dei nostri gesti
E saremo ormai sazi di baci e parole
Volgeremo al cielo i nostri occhi di limo
Troppo vecchi per rincorrere le nuvole
Il vento giocherà con i fili d’argento dei miei capel-
li
E ci salirà alle labbra un umidore sconosciuto
Annegheremo nella nostra voce bagnata
Di sangue o polvere o oro
Canto o pianto
Desiderio o morte
Preghiera o bestemmia.