Traducendo San Juan de la Cruz
Non rimane che una gelida spada
a cingere questa cavità impura
per occhi e orecchie trafitte, tortura
d’ingoiare il silenzio, il nulla, il nada!
Traducilo col vuoto ovunque vada
tu nella tua bianchezza – pietra dura
dal cielo, muto grido di paura
spezza bocche fulminate nella rada
sottile materia di poesia –
qui, principio di rime e strofe, suona
quell’intatto colore già dissolto
in una luce calma ma non mia.
Sconfitta mano, mano che riunisce
ciottoli o tenebre – cupa padrona, poesia.
*
Bambina
Come il furioso splendore confonde
questo volto insignificante e non
sappiamo se dal quarzo bruciato un richiamo
in questo momento si tracci in rare
braci sull’acqua. Divampano fertili
cime fiorite lo scatto del ramo
macchiato di sangue e dentro gli incerti
semi dal vento coperti io t’amo
luce – vomito. L’infinita perdita
dentro la pozzanghera del cuore,
nel ventre d’ansia, nell’invocazione,
il tuo sangue dà alla trasfusione
la crudeltà delle vespe, il candore
di un niente immobile, questo tu eri.
*
Rerum Principia
La parola mi sfiora, ma la cosa
mi sfianca per troppa fatica, cosa
è la parola? Una forma di rosa
l’avrà il mondo? Il comunicare irosa-
mente il dire, la temperata notte
dal fiato alla distanza, dall’occipite
al filo dello scrivere, sedotte
antiche rime forzano il bicipite.