XXI. Il Mondo
È anche il suono che la parola Mondo
fa nel mondo. Ma non significa nulla,
te ne accorgi mentre lo dici
e lo dici così, senza voler dire nulla.
Tutto qui, pensi solo che infondo
siamo venuti al mondo
senz’altro posto dove andare;
e lo senti, che non significa nulla, che
quindi non c’è altro da aggiungere
al modo in cui perfino il mondo
si propaga nel mondo svuotandoti
d’un fiato, come per fare spazio.
*
Come degli illusi
Alla fine restiamo soli distesi sul prato
in piccoli mucchietti di cenere, ognuno
al vertice del suo raccoglimento;
lo stesso prato dove corrono dei bambini
crescendoci incontro.
*
(per non sembrare illusioni)
Fuori, in giardino, c’è un mondo di cose
che non ci sono. Io, ad esempio, non ci sono
e non c’è nemmeno il giardino che vedi tu
fuori da quella che immagini sia una stanza
o una casa, che invece è solo qualcosa
da cui si può uscire. E non è la vita.
Vorrei sapere cosa vedi quando dico
«fuori, in giardino».
Lo vedi forse illuminato a giorno, perché
è più facile, su due piedi, che
immaginare quel verde all’oscuro di sé.
E io, sapendolo, non lo avrei scritto.
Nessuno lo vedrebbe, d’istinto;
d’altronde, nessuno sano di mente
vedrebbe mai, qui, qualcosa
che non c’è.
*
Comparse IV
Resta immobile per un po’, crede di essere morta,
o di vivere nella foto che tiene in mano e la ritrae
in quel modo, con lo sguardo fisso in uno sguardo
assente, l’immagine dell’occhio che affonda nell’occhio
in misura corrispondente alla sua distanza da sé.
*
Il Portavoce I
Telefono a casa risponde mia nonna
e il pappagallo con la mia voce chiede Chi è,
io le dico Passamelo, anzi ora vengo lì.
Chiedo Permesso, apro la porta e saluto
e sempre la mia voce risponde Avanti,
e così alla fine entro.
L’uomo personificato III
«Gli altri sono fermi in fila e aspettano
voi o una vita, l’un due tre
stella del semaforo oltre il quale
ce ne andremo insieme ognuno
per la propria strada, passando
come quello che ci passa per la mente
o così, come dalle parole ai fatti.»