Si fa la notte col cielo che da sempre ho visto:
tutto il mondo è in alto mare. Certi che avevano
un nome non l’hanno. Non hanno metro nemmeno
la luce va uccisa nel fondo.
Bisogna che l’abitudine muoia per dipingere l’oro
del genio. Io nel frattempo ritorno all’oscuro
venite.
La barca muore per chi sogna il volo.
*
L’umanità va di getto su strade
di sera nel corpo di Roma.
Si ferma e aspetta la sete
come una fortuna. Mi ferma
la passeggiata vitale di foglie
più su a viale Giotto. Vado
al mercato rionale aspettando
Anastasia che arriva
con una catena di luce
ti bacio contro la vergogna
che sgomita
sulle pareti del mondo.
*
Piano piano, lungo il macchinario di cartone
scorre il mio veliero. Chiudono le porte
i boccaporti di cotone i mezzi marinai
ci vado a fondo. In soffitta guardo come
il mondo cade dalla greca dei parati
e mi addormento.
Penso da bambino quando l’anima solleva
tutti i pesi, sono lì.
Nella porta dell’arcobaleno
non c’è mai stato bisogno del sereno.
*
Capelli crespi, una chitarra un cattivo dormire
Gesù siede in terra tra i numeri delle stazioni