Francesco Buco – Poesie

Like a Virgin

Padre dei padri che ho avuto,
Tu che regni nell’eco di un cielo in disuso,
Signore con l’S scucita,
ascolta la compilation vuota della mia vita.
Padre, Tu che sei l’Altissimo, abbassati,
scava dentro macerie di nuvole, e scendi –
stanotte – sulla bimba tua che muore.
Questa pozzanghera di abusi e malefici,
di metanfetamine sciolte nell’infanzia,
è il mio giaciglio funebre, Signore.
Dio, Padre di chi mi nomina invano
e scuote la carne mia col suo piacere,
Tu che abbatti il peccato con l’ascia
del perdono, liberami dal corpo,
sciogli le vene. Slega i capillari
dal tremolio d’ossa in cerca dell’anima.

We Are Family

Qui, dove scende la scogliera
e la roccia germoglia nel grembo del mare

dove l’inno dell’erba risuona
all’incessante intarsio dei pollini

dove i gabbiani tessono fra ricami di vento
gomitoli di luce sul nuovo giorno,

qui, sei venuta a morire.

Con lo zainetto del rimorso sulle spalle
hai lanciato il sasso dell’avvenire
oltre l’orizzonte
e sei caduta come uno scontrino
dentro la busta dei tuoi sedici anni.

Quando il morso d’acqua ti risputò,
avevi coralli di gelo su tutta la pelle
e schiuma traboccante
dal pozzo senza fiato della bocca.
Non eri più lo scandalo di quelle foto,
di certi video, adesso impersonavi la tragedia:
si parlava comunque di te
ma senza che tu potessi più saperlo.

Non ti perdonerò, sorella mia,
mai smetterò di odiarti
almeno finché mamma, papà e nonna,
saranno uniti alla ciabatta della vita!

Tra case

Fuori, tra case dove si passa
e nessuno ci bada,
c’era un uomo che pregava: le mani giunte,
e gli occhi fissi su Maria nel tabernacolo.
E neanche un canto lieve,
neanche un’orchestrina in sottofondo,
mentre la bocca sillabava quel rosario.
Dall’alto, nessun angelo in picchiata,
nemmeno lo scodinzolo del vento.
Soltanto un uomo, e l’altro alla finestra –
il braccio teso in avanti
e gli occhi fissi sul display del cellulare –
nella casa, minuscola, tra case
dove si vive si muore
e nessuno ci bada.

Ha un ego smisurato il vuoto.

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