Il mare
In principio toccava al coglione della barca
sbattersi sui testicoli la povertà del cibo
della terra e del mare: le patate, il
pesce il sesso, il colore del sesso e della pelle dello
sforzo, del parlarsi e del ricordare di che
colore, la burrasca negli occhi, fari mari
esotici, sonni turbati, erotici
cosce a filo d’acqua come isole di seta e
spezie, sudori di origine controllata e poco
tempo a ponente, scuoti forte. Forte.
Tostare i pinoli
e aggiungere, anche
i pomodori secchi
nell’oliva taggiasca
della valle di Nervia.
La terra
In principio non c’erano altre indicazioni
carni benevole da provare, da accasare per
giochi voluttuosi, pulizie delle scale e
quell’odore della tavola dopo le nozze che
promette, giovanili arrendevoli fughe a
brandare seni e testicoli sulle brande sul
comodino con la sveglia rauca, c’è il tempo di
immaginarti in controluce il futuro mentre ti
dimeni sopra la tua occasione per la notte da
stringere forte. Stringila forte.
*
Parolacce garbate
Le spalle tagliate con una lama il
vento, resiste allo scarroccio sui
costosi, sprecati panorami a
chiudere la scena del teatro a
valle di cosce senza fame un
mostro dagli occhi infossati e
perniciose altane, le città: donne
donnole, briglie d’ametista
afrodisiaco brandello d’agone
che pago ma toccami, e sbarcami
vecchia nave incinta di container
con parolacce garbate, pazienza
baci argillosi. Sfiori, graffi di
principesse bambine. Mutanti.
Arditi navigatori di pozze e
zingari argonauti del vuoto.
*
Addio Beni
Così alla buona e di passaggio mi
fermo a pranzo nell’osteria.
Nell’ultimo posto dove ricordo di
averti vista, credo, felice. Era
proprio di strada, al ritorno verso
la città che non rivedrai. Sempre
più lento, fino alla fine ho atteso il
tuo fiato finire. La bara mi sa di
quelle standard di certo un po’
troppo lunga per te con quella
testa un poco di sbieco il viso
severo di una madre la luna storta
fino alla fine. Da vent’anni non ti
vedevo così dopo tutto il tempo
segreta nessuno ti ha vista così
bella. Solo passi di ricordi,
ricordo la cotoletta non t’è mai
piaciuta nel vino mi mettevi lo
zucchero eri fatta così, poco realista
e ora ci separiamo davvero. Il
mio cuore s’è riappacificato.
Vado a pagare il mio conto.