Fisso il tuo volto
Fisso il tuo volto nel sipario
della resa, chiedo perdono
per ogni mancato riguardo,
per ogni più piccola distrazione.
Da qui il nostro nome
appartiene al tempo e
dal tempo discende.
Dopo tanta notte le mie mani
cercano il mattino.
*
Cose
Nell’oblio che taglia il cielo,
nell’aria gelida, scura di pioggia,
il canto della sera è un fiore d’argento
strappato alla noia, alla dimenticanza.
Mantengo il terrore di non essere,
di non bastare, di non riuscire:
una quieta distanza da tutte le cose.
*
Prende la forma del desiderio
ogni possibile cambiamento.
Aspetto le strade ricongiungano
i loro distanti orizzonti.
Tutto passa risplende si spegne
svanisce.
*
Resti disteso in mezzo a foglie secche
ed antiche speranze, qui dove l’azzurro
sanguina altro azzurro, qui dove l’autunno
ha un’agonia breve.
Il veleno secca il corpo goccia dopo goccia.
La vita s’incaglia nella vita.
Nascondi il tuo volto tra l’infanzia e la cenere.
*
Ho smarrito tutto perché tutto
è un risvolto incomprensibile.
Giaccio sull’orlo di un luminoso
abisso.
Trattengo le linee del mio volto
in questa tensione immobile
prima del pianto.
Sarà un fiore, un fragilissimo fiore
la fede che invoco e in cui
cerco riparo.