Tutte le notti è uno sfebbrare
insonne di vissuti e di abiti
troppo stretti: tra merletti di un intimo
ricamato e intimità lise;
è tosse che – crisi – divide dentro
e fuori a convulsione. Ultimo
segno di purificazione il corpo
lascia sul cuscino bianco e le
coperte gualcite: umido
di sudore; umido di umore.
*
Un corpo a corpo, della lotta è un corpo
quello che compromesso rimane
nella debole sua esistenza; in qualche
forma di resistenza, giunta – come mani
in preghiera – al suo punto ultimo
di contatto, si volta di schiena
a mostrare la nuca nuda
e ossee verità. Farne lettura
estrema, da destra verso sinistra – verso
per verso – sarà la nostra
unica possibilità di riscatto.
*
Scopri vivere nella mia carne
ferite come quelle
fatte con i fogli di carta: a darne
sapore il sangue, ancora
(per) poco. Sai calcolarne misura
e peso e fondo, ma ora
– solo ora – hai imparato da dove leggere.
*
Quel che fatto a mano di me rimane
in luogo di qualche memoria,
si conserva intatto in un corpo nudo
di ogni cosa; in forma di storia
senza fine che sia stata scritta
ancora. E così a contatto
con la carne, in un intarsio di senso
e di scoperta, trova seme
e terra che sempre gli sia nuova.
*
Abitare una nuda proprietà
per una vita – intera o a metà ha poca
importanza – lascia un segno
di appartenenza; eppure il limite
tra forma di dimora e sostanza di viaggio
non è chiaro. Ciò che certo rimane
è il durare della distanza, di un testimone
passato – senza traccia di martirio.