Gabriella Musetti | Un buon uso della vita

proposta della redazione
da Un buon uso della vita (Samuele editore, 2021)


Cose che non ritornano. Fuori dai binari. Dai cardini ben connessi. Fuori sesto, come dice il titolo della raccolta: «Scarti di vita minimi/ come sbrecciatura originaria/ quando trasalisci ad una minuzia/ mai notata», «un distrarsi oscuro/ dal comune senso palese». Attraverso questi scarti di vita minima si coglie improvvisamente che c’è altro in queste esistenze. C’è stato altro. Allora sono proprio queste minuzie a riscattare forse una vita.

dalla prefazione di Chiara Zamboni

è morta questa mattina è morta
ma non si è accorta di morire
rideva come una bambina
su un prato in primavera
rideva anche di sera (e pure di mattina)
– s’è messa in salvo – qualcuno dice
volata via sopra una rondine
un po’ di soppiatto un po’ per avveduta
consolazione – la scelta unica rimasta
quasi sicura

*

era morta con la luna storta
era morta sopra un cuscino estraneo
di un vicino fuori della sua casa
come faceva a spiegare
a chi gliel’avesse chiesto
che era uscita in giardino
solo a fumare una sigaretta
scavalcata la finestra s’era trovata
nella casa buia decisa
a seguire il suo destino?

*

lei (invece) era morta di notte
tra le botte della sera e quelle del mattino
s’era sottratta all’impeto
alla colpa perfino alla desolazione
e la solitudine che la penetrava
non dava godimento alcuno

*

era morta mentre sedeva in classe
prima della lezione d’italiano
s’era spenta come una lampada
accasciata sullo sterno senza un sospiro
senza avvedersene
e anche i giovani entranti
la guardavano appena
come dormiente

*

era morta al supermercato tra la folla
da sola aveva attraversato il varco
senza avvertire famiglia o amici
senza permesso senza preparazione
come un balzo della mente
come improvvisa decisione
da attuare in fretta
e non tornare indietro

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