Rosaria Lo Russo | rina

da rina (Battello stampatore, 2021)
Il volume è a cura di Beatrice Achille e Carlo Selan per ZufZone. Tutte le poesie sono tratte da L’estro, (Cesati, 1987) tranne Il sogno di Donna Titina, tratto da Comedia (Bompiani, 1998).


Ode a Santa Cecilia

Ecco l’imbelle agnellino
la pudica mesta bestiolina
eccola nella volta
al centro
dello sguardo centrato
nel punto ove s’affisa
la pellegrina aerea
dai lunghi capogiri

Eccola di nuovo
la perfida bimbina
anche piantando la radice
del tacco

la docile agnellina
di sottecchi e in tralice.

Fa rular via
i sassolini
del mio nome
quando stanche
mi vacillan le gambe
mie solide
e piccata sulle sue fragili gambette
mi lapida con le pietruzzelle
del suo nome,
molto più agile
scherzoso tintinnante
volo di rìnnina

Mia piccolina
son stanca d’adempierti…

io rosicchio
le mie mani
e le fo ossute tremolanti
carca del tuo destino

Calco un’altr’orma…
e mi spaventa
il tuo gorgheggio in uh!

Abbandona il mio cammino,
basta alle volte una carezza sola,
e sul tuo paffuto vello la carezza è lunga!

Ma il tuo belato
è ormai l’unica eco

Com’è nel buio, il tuo gorgheggio in uh!

Oh rínnina,
pietà incompiuta
del tuo funesto
sgangherato volo!

Nel vortice delle volte
animella sperduta
sordo belato in uh!

Poi ti ricomponi
ti picchi sulle punte

attesti il taglio netto
(il destino del caschetto)

«Ecce Agnus Dei
qui tollit
peccati ‘miei’ mundi
– traino celeste –
misericordioso!».

Frammenti di vittoria

«Cielo di Scozia
pallido
con qualche squarcio d’azzurro»

Oh mania di grandezza

«La penombra è la mia luce
la mia vita il ruscello
la mia casa bosco di folletti

Alla fonte della dea
piccoli esseri
mi decorano il paesaggio.

La leggerezza esiste
la trasparenza pure».

Le fresie

Le fresie
fra aria e acqua
sono esplose

(un tempo nella tua mano forte)

Di nuovo
è il fremito
delle visite a San Martino

– nel giorno del Signore –

In primavere fredde
le fresie
hanno il magnifico potere
di distinguersi nette
colore per colore

(così le guardavano i tuoi occhi pietreserene)

Ed era il gioco
delle funghe e dei sassi
accanto il tuo passo pacato
nell’Eden di pesche e albicocche
dei tuoi fichi dottati

Ma quest’odore più forte
del fiore
è lo schianto
del duro silenzio
d’ottobre.

E devono gli occhi
saper bagnare più cielo
e senza affanno magnificarti.

Rispondi