a cura di Gianni Ruscio
Mi spoglio. Il corpo
ha perso le ossa.
Uno spesso strato
di vita le ha ricoperte.
Chiudo questo sipario
logoro; non mi riconosco più.
*
Prima mi contavo le ossa
e il caldo che le lambiva.
Ora la morte mi abbandona
mentre io con mano inferma
la trattengo nella mente.
*
Il corpo s’ingrassa mentre
la vita prende piede –
quasi un oltraggio
alla morte che ancora covo
negli occhi – lo sguardo
che rifiuta il seno
ed ogni traccia
di vita del corpo
*
Guardo al corpo come si guarda
a una cosa putrida, morente.
lo specchio mi rimanda
un tumulo di ossa. Lo sguardo
incavato sembra dire: morte.
Le braccia sono ramoscelli
secchi; le gambe
a malapena camminano ancora.
Nella mente un ronzio,
poi più niente.
*
Ho il corpo di chi muore.
Eppure, vorrei essere
traboccante di vita, avere
due seni appuntiti
che spiccano dal maglione,
ispirare la tua voglia
dar forma
al tuo desiderio.
*
Ho un corpo che trabocca
di vita. Eppure, vorrei
quello di chi muore,
le ossa al posto del seno
e un terrore negli occhi
di chi mi guarda.
Suscitare pietà e muta
venerazione.