Carlo Selan | Basilica

da Basilica (B#S, 2021)


da Mosaici raffiguranti scene dal Libro di Giona
Aula sud della quarta campata


Tutto il transetto, come dissi, è occupato da un quadro solo: è una scena marina con un’infinità di pesci a fior d’acqua e molti amorini pescatori ritratti nelle loro pose infantili con grande capacità artistica che ci ricordano gli amorini della casa dei Vettii di Pompei.

Sembra un giardino, guarda, un catalogo di oceani e creature del mare. Dorso, ventre, creatura di abisso, il tempo trascorso nelle linee, camminava sull’acqua, pescatore di uomini. Ora che il porto è seccato, le navi scomparse, ora che il fiume è solo torrente, la Laguna è più lontana, il mare che conosce la terra, i campi coltivati, le secche di sabbia, le isole aggrovigliate. Ora dovunque ci sono i gabbiani.

Fu rivolta a Giona, il figlio di Amittài, questa parola del signore: «alzati, va’ a Ninive, la grande città, e in essa proclama che la loro malvagità è salita fino a me». Giona invece si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal signore. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s’imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal signore. Ma il signore scatenò sul mare un forte vento e vi fu in mare una tempesta così grande che la nave stava per sfasciarsi. I marinai, impauriti, invocarono ciascuno il proprio Dio e gettarono in mare quanto avevano sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo più basso della nave, si era coricato e dormiva profondamente. Gli si avvicinò il capo dell’equipaggio e gli disse: «che cosa fai così addormentato? Alzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero di noi e non periremo». Quindi dissero tra loro: «venite, tiriamo a sorte per sapere chi abbia causato questa sciagura». Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona. Gli domandarono: «spiegaci dunque chi sia la causa di questa sciagura. Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?»

È una scena perfettamente classica, senonché viene cristallizzata un po’ dall’innesto forzoso di tre scene tolte dalla vita del profeta Giona, simbolo del Redentore e della sua resurrezione, riprodotte nelle forme tradizionali della pittura cemeteriale cri stiana, cioè: Giona, gettato in mare e divorato dal mostro marino, poi rigettato a terra ed infine il profeta che riposa sotto la pergola.

da Affreschi della cripta
Cripta antistante l’abside

Questa volta io mi onorerò di raccontar a V. S. Ill.ma e R.ma le barbare pitture antiche, che fino a ora sussistono sui muri della Cappella, che è sotto il coro della cattedrale di Aquileia, dove si conservano le Sante Reliquie, eccettuate alcune di esse, che troppo sono disguisate e consumate nel tempo per poterle ben distinguere o ravvisare; avendone anche fatto copia di alcune delle meglio conservate che sono le qui annesse.

Vieni, vieni! Guarda, oggi è il colore degli anni più giovani, dei variopinti germogli e dei prati in fiore, vieni mia bella amica, riposiamo qui, nelle stuoie del fresco che ripara l’estate, assopiti vicini tra mura di pietra, i segni dipinti, le corolle nei nimbi dei Santi. Lì, San Marco, la giovane parola che raggiunge la Laguna, più in là Ermacora e Fortunato, nuovo battesimo, in acqua chiara e vera che placa e rende pace, conferma la gioia dell’Arca, rinascere a vita. Amica mia che cammini in fianco, un giglio bianco aperto al canto, canta con me, viva promessa.

[San]c[tu]s maria
Mvl[i]eres


Questa Cappella dalla parte del muro, che la circonda, è sostenuta da otto colonne appoggiate a detto muro, et in mezzo da altre sei piantate intorno al cassone di ferro dove stanno le Reliquie e sopra i capitelli di ogni colonna vi è dipinto un Santo. Sotto e infra gli archi delle colonne appoggiate al muro vi è dipinta la Passione del Christo: cioè, sotto un arco quando lo flagellano; sotto un altro quando lo pongono in croce; altrove, quando sta in croce; quando velo lavano, quando velo seppelliscono e nelle quai pittore non vi è cosa di più osservabile, che la rozzezza loro.

Sanctus Nicola
Sanctus Joannes
Sancti Sergius et Baccus
Sancti Cosmas et Damianus
Sanctus Marcus
Sanctus Matteus
Sanctus Lucius

Come ci guardiamo? Come voglio imparare a conoscerti, essere ascolto che non desideri capirti ma solo conoscerti, non smettere mai di accordarmi alla tua voce, di sfigurare in nulla se non so contenerti… Tu canti, lo sai che canti? Venire alle mie origini con te, concederci il peccato delle immagini, le nostre vite ripercorse negli occhi, nelle carezze umide, tornare bambini, guardarti vestita di stoffe, con gli abiti delle principesse, hai la luce dei profeti e la racconti agli alberi. Ascoltare con te la sinfonia dei larici, profumarci poi nella Lagu- na. Dare vita a un sussurro di giovinezza.

Nichodemvs

A queste pitture barbare aggiungo un’iscrizione barbarissima, che ebbi negli ultimi giorni della mia dimora in Aquileia; cioè prima, che nel timor della serrata dei passi e della peste mi con- venisse di seguitar fuga di tutte le monache, e di tutti li Canonici, alla riserva del solo Colonnello Frangipani […]. Fuga che interruppe miei disegni di far delle cave nei campi di Aquileia dopo che io avea già ottenuto una licenza da S. E. il Sig. Capitanio di Gorizia di poter cavare. Mi fu, dico, portata questa barbara pietra da riporre nella mia conserva di laggiù: nella quale benché io vi abbia posta tutta la diligenza et accuratezza nel copiarla, non mi è riuscito non solo di poterla leggere, ma ne meno di sapere da qual parte debba incominciarsi a leggerla. Ne credo, che le risposte degli oracoli, o gli enigmi della sfinge mi potrebbero riuscire così imbrogliati e difficili come questo frammento, che copierò qui sotto accuratamente.

Rispondi