Spostamenti #6 | Lorenzo Mari

cura e introduzione di Giovanna Frene
da Soggetti a cancellazione (Arcipelago Itaca, 2022)
n.d.r. Per restituire, ai lettori, la versificazione originale, le poesie riportate nell’articolo sono state inserite come immagini ad alta definizione


SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole


Non so perché, ma la prima cosa che ho pensato quando ho avuto tra le mani il nuovo libro di Lorenzo Mari (Mantova, 1984), Soggetti a cancellazione (ArcipelagoItaca 2022, p. 100, euro 16) è stato un parallelo con la postfotografia argomentata dal fotografo e teorico Joan Funtcuberta, in particolare nel suo recente studio La furia delle Immagini (Einaudi 2018), per il quale mi sono sovvenute le parole che Elio Grazioli nella sua recensione in “DoppioZero”: «Che cos’è dunque la postfotografia? È la fotografia dell’era della “seconda rivoluzione digitale”, del virtuale e di internet, dei social network e della telefonia mobile, della pervasività, della moltiplicazione e dell’onnipresenza delle immagini, che hanno così cambiato sia di statuto che di funzione. Le immagini fotografiche “non funzionano più nel modo in cui siamo abituati” e quindi le dobbiamo riconsiderare. Questo è sicuro. Non reggono più i rapporti della fotografia con la verità e con la memoria che davamo per scontati, quindi come affrontare il misto di realismo che continuiamo ad attribuire alla fotografia e non solo la manipolazione ma anche la virtualità? Più che all’ontologia, si sostiene, occorre analizzare le funzioni, gli usi, i ruoli sociali, i contesti culturali e politici. E dunque: quali sono i nuovi ambiti di creazione e diffusione delle fotografie? E con slancio verso il futuro: riuscirà il nuovo stadio tecnologico a rafforzare la creatività e il senso critico degli artisti, o al contrario tenderà a togliere loro combattività?» Ecco, credo che queste problematiche si attaglino perfettamente a questo libro di poesia. Il lettore che infatti si avventuri nella lettura di Soggetti a cancellazione non solo si trova con una continua forza di slittamento semantico (presente già dal titolo) che trascina tutto il tessuto delle parole, ma si trova di fronte a un oggetto linguistico che mette in dubbio continuamente il rapporto canonico tra poesia e verità, e tra poesia e memoria, spingendosi costantemente a testare quali tipi di spazialità la poesia può oggi impiantare nell’immaginazione. Questo avviene non solo a livello semantico con le parole sulla pagina, ma anche graficamente con sezioni con le note che sono impaginate quasi come ipertesti, con inserzioni in punti chiave del libro di QR Code, l’ultimo dei quali fa accedere a una VR (Virtual Reality), nella quale si può ascoltare una citazione remixata di Corrado Costa. Fermo tenendo che di fatto nell’età della rete anche la percezione della morte è cambiata, a maggior ragione è cambiata quella della realtà della vita, e l’immaginazione intesa come facoltà di rappresentare questa percezione, oltre che di immaginare tout-court.

     Quale tipo di immaginazione può venite concepito nell’epoca di Internet è dunque strettamente connesso alla citazione che si trova in esergo: «Then I asked: “Does a firm persuasion that a thing is so, make it so? / He replied: “All poets believe that it does, and in ages of imagination / this firm persuasion removed mountains; but many / are not capable of a firm persuasion of anything” »  (William Blake, A memorable Fancy 1790). Niente di più adatto a questo libro per l’ambiguità che pone in atto, perché se Internet ha amplificato con la sua virtualità l’immaginazione e quindi la persuasione, allo stesso tempo forse nessuna età è stata pervasa dal dubbio, peraltro qui riprodotto da una selva labirintica di richiami letteralmente esterni alla pagina – che si tratti di musica, di riferimenti ad altri autori, di traduzioni automatiche di sottotitoli da una diretta in Instagram, della vertiginosa concrezione dei cocci di Testaccio, fino appunto al luogo altro della Virtual Room. Eppure, di nuovo con un gesto eliotiano, sono ancora i frammenti a fondare l’opera poetica, come riescono a riportare in vita tramite la memoria del suo nome un autore spagnolo praticamente sconosciuto come Carlos Salomòn. Ancora una volta la poesia compie la torsione di porsi come effettiva nel momento in cui tende a sparire.

       Per quanto concerne la struttura del libro, che incarna la questione della memoria e della sua spazialità nuova, e quindi la questione della storia e della sua spazialità nuova, è lo stesso Lorenzo Mari a fornirci infine una preziosa chiave di lettura: «Soggetti a cancellazione raggiunge quota 100, e lo fa prima di me. Di fatto, 100 sono le pagine del libro, per di più in formato A4: una contraddizione in termini, vista l’attuale crisi nel mercato della carta e nell’editoria (per motivi congiunturali molto gravi, e che non possono essere trattati con leggerezza). Ed è la contraddizione che si ritrova al centro dell’aspirazione narcisista al grande libro che, in mancanza di meglio, può farsi soltanto libro grande… Potrei andare avanti per molto ancora. È che non ci si può mai prendere sul serio, se si vuole scrivere un libro sull’ideologia – per meglio dire, sulla formazione, e de-formazione, delle ideologie – come era nelle intenzioni di questo lavoro. Mentre l’ideologia si trasforma inesorabilmente in poetica, arriva la tentazione di sbracare, di lasciare che i soggetti a cancellazione, prima di trovare la tragica fine sottesa dal pun del titolo, pascolino liberamente, e in più direzioni. (Non più brucando pagine e pellicole, come le capre di Hitchcock – “…è meglio il libro o il film?” – ma brucando pagine e QR code: “…è meglio il libro… o la realtà virtuale”?). Non ci può più essere la compattezza architetturale ricercata nei libri precedenti (come Ornitorinco in cinque passi, Querencia o Tarsia /Coro, che, pur nella loro brevità, volevano essere libri e non “plaquette”) e ogni tentativo di allegoria, in ultima istanza, non tiene. La cancellazione – nata come sintomo generazionale ed espansa, poi, contagiosamente, attraverso i luoghi e le età – avanza: la storia è infinita… scriveva Ende».


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SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole

Questa rubrica di poesie, Spostamenti, nasce dalla necessità prima di tutto di dare voce al testo poetico mediante un commento, inteso questo come pratica di lettura e rilettura lenta, necessarie per cogliere quei meccanismi del testo che spesso la lettura veloce che il web suggerisce occulta. Per certi versi, la pratica del commento tanto somiglia a quella che, nell’ornatus, è la caratteristica dei tropi: si tratta di compiere uno spostamento, una sostituzione, un cambiamento di direzione che investe un elemento originario, e che nel nuovo elemento che sorge altrove rivive in una veste traslata. La pratica del commento, infine, richiede un servizio umile e gratuito al testo poetico.

La rubrica avrà inoltre uno spazio dedicato alle “parole sulle poesie”, ossia alla recensione e/o segnalazione di libri di poesia, ma anche a testi che verranno ritenuti utili per quel che concerne la dimensione del fare poetico. In quanto a ciò che viene designato con “parole sulle parole”, si intende dare spazio all’ambito saggistico, ma anche a interventi di poetica e a interviste, con apertura a tutti coloro che desiderino dare il loro contributo.

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