Spostamenti #14 | Cavallo di legno

cura e introduzione di Giovanna Frene
fotografia di Dino Ignani


SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole


Proponiamo oggi un testo poetico con commento, entrambi inediti, di Nadia Agustoni. Tornano qui le tematiche che le sono più proprie: la violenza, la guerra, il destino dei vinti, la redenzione nelle cose minute, la forza sommessa della poesia.


cavallo di legno

mi raggiungi mentre il sangue del fagiano
traccia sull’erba la specie e un DNA di anonimo
collima con le visioni di antenati africani
che anteposero ai sogni il camminare.

come derivati dell’Africa siamo poveri
troppo pallidi e senza alcuno scrupolo
a redimere l’ingiustizia: creare
un mondo peggiore per crearne uno migliore
è al di là di milioni di morti

per questo amiamo gli eroi del cinema
lo schermo oscuro della storia
amiamo gli uomini forti
la pazzia nascosta tra i fedeli
o la donna che simile

o dissimile tesseva la propria carne
mostrava ai viandanti l’eremo aperto delle vene
il nido buio tra le gambe
e incollava l’immagine per i posteri
cavalcando
una sedia a dondolo

lambendo il proprio silenzio
con la foia dei suoi pari —
per un ideale di classe visse
con uno sconosciuto.
lui amava un cavallo di legno
e la guerra.

Su una fotografia di un cavallino di legno

Un parco giochi come tanti, in una frazione di un paesino della bassa bergamasca, immagine in bianco e nero presa col cellulare in un momento del giorno in cui il parco è deserto. Sto pensando alla Bottega dei giocattoli di Angela Carter, un libro a cui si ritorna ed è sempre nuovo e lo stesso accade con le mitologie dell’Odissea. Non è la prima volta che in una mia poesia si incontrano frammenti di storie diverse, apparentemente lontane. Ma un cavallo di legno fu l’enigma, non sciolto, che costò ai troiani la città e la vita e un cavalluccio di legno è uno dei doni più comuni per i bambini, sia in occidente che in oriente. Il piccolo cavallo della foto è solo una delle forme di questo giocattolo. Qui è poco più di una sagoma, più cavalluccio marino che altro.

Angela Carter descriveva misteriosamente uno spettacolo di burattini, sfuggito di mano al suo creatore e finito in una sorta di guerra delle marionette, a testimonianza che il giocattolo è vivo e ai bambini non diamo in mano oggetti inanimati, ma qualcosa che è fatto di immaginazione, talento, bellezza e bruttezza, civiltà e guerra:

“Le marionette si abbracciarono e i loro volti si scontrarono producendo una sorta di codice morse della passione, abbracciati in un turbine di velluto rosso e nero. […]

I burattini si strinsero e rimasero avvinti come se non si volessero staccare più. Cominciò a montare la tensione. Come un disco incantato continuavano a ripetere inesorabilmente un abbraccio dopo l’altro. Lo zio Philip produsse di nuovo il suo sordo rumore di tuono. Ancora abbracciati, i burattini si avventarono con violenza uno contro l’altro, come vinti dalla concupiscenza. Melanie si accorse con un tuffo al cuore che quella scena non era nel copione.” (da La bottega dei giocattoli)

Nel gioco c’è sempre la presenza dell’oscuro e della morte. Nel mito la morte si intreccia con la guerra o la lotta contro qualcosa o qualcuno. Se il nemico esterno può essere abbattuto, non per questo la vittoria è certa. Rimane insondabile ogni figura del mito, basta metterla a fuoco sotto altri aspetti e punti di vista, scandagliando la loro ombra. Così Ulisse e Penelope hanno sempre qualcosa di indefinito, di celato. Ci risultano famigliari e insieme oscuri. Oscuri e nel chiarore, come il DNA dei nostri antenati venuti da lontano. Hanno camminato a lungo, ma dubito ci fossimo noi nei loro sogni.

inedito, 2017


SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole

Questa rubrica di poesie, Spostamenti, nasce dalla necessità prima di tutto di dare voce al testo poetico mediante un commento, inteso questo come pratica di lettura e rilettura lenta, necessarie per cogliere quei meccanismi del testo che spesso la lettura veloce che il web suggerisce occulta. Per certi versi, la pratica del commento tanto somiglia a quella che, nell’ornatus, è la caratteristica dei tropi: si tratta di compiere uno spostamento, una sostituzione, un cambiamento di direzione che investe un elemento originario, e che nel nuovo elemento che sorge altrove rivive in una veste traslata. La pratica del commento, infine, richiede un servizio umile e gratuito al testo poetico.

La rubrica avrà inoltre uno spazio dedicato alle “parole sulle poesie”, ossia alla recensione e/o segnalazione di libri di poesia, ma anche a testi che verranno ritenuti utili per quel che concerne la dimensione del fare poetico. In quanto a ciò che viene designato con “parole sulle parole”, si intende dare spazio all’ambito saggistico, ma anche a interventi di poetica e a interviste, con apertura a tutti coloro che desiderino dare il loro contributo.

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