Spostamenti #30 | Carlotta Cicci

a cura di Giovanna Frene
da Sul banco dei pesci (L’Arcolaio, 2022)


SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole


Torna un qualunque mattino
batte il fegato del mondo
insopportabile

nessun presagio
sul palmo della mano

in un passaggio
di vortici e soglie
con l’anima capovolta
in un improvviso odore
di fieno e sale
nel delirio
lei nasce

il suo respiro
come una carezza
assoluta

un suono
piccolo

*

Fiuto come un animale
il chiarore
come nostro signore
nelle città incattivite
dalla febbre di certezze
e da gesti isolati

l’amore non è ovunque
rifletto il mio battito
io sono già accaduta
con tutti i miei sensi
sempre inattesi 

dire è una disciplina violenta
mentre il violino suona

e io penso di scoppiare
mentre sbatto
evado il tempo
in cui si compiono
tutti i destini del mondo.

*

Oggi dovrebbe essere
soltanto oggi

restate desti

sono venuta qui selvatica
nel mezzo di un incendio
le crepe fissano il punto rosso
al centro della mia fronte

svergognata chiedo asilo
al nido artificiale

sono come un’alba
che perdete nel sonno
porto il cielo alla bocca
crollo e non faccio
nessun rumore

precipito di continuo
in acque impazienti
tra i vostri proclami

concedetemi
un nuovo battesimo
che l’acqua
sia davvero Santa

*

Lascio la gabbia aperta al lupo
cerco di affogare le bestie nell’acqua
mi dimeno di continuo
cerco sonnolenza

riposo il mio intervallo
in questo ovunque grigio
nel miracolo dei miei passi

tu mi citi
mi confondi
impari a memoria
la mia espressione
che ti guarda estranea

sono un germe onirico
che vorrebbe farti da bambina
che ti dorme sul petto
che vorrebbe farti da madre
che ti culla con voce
e ti dice piano
non mi perdonerai mai

*

Nel calco perfetto
della mia Roma
mi intitolo vestita di rivalsa
nella svolta dei colpi di vento
che sbattono finestre

nelle parole che mi apri addosso
dietro gli angoli di disincanto
tra gesti raffinati
avveleni la mia schiena
straziandola di bellezza

sono nella pancia del vecchio lupo
nel riflesso di tutto ciò che resta
come plasma galleggio e brancolo
senza comprendere più nessuno


SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole


Questa rubrica di poesie, Spostamenti, nasce dalla necessità prima di tutto di dare voce al testo poetico mediante un commento, inteso questo come pratica di lettura e rilettura lenta, necessarie per cogliere quei meccanismi del testo che spesso la lettura veloce che il web suggerisce occulta. Per certi versi, la pratica del commento tanto somiglia a quella che, nell’ornatus, è la caratteristica dei tropi: si tratta di compiere uno spostamento, una sostituzione, un cambiamento di direzione che investe un elemento originario, e che nel nuovo elemento che sorge altrove rivive in una veste traslata. La pratica del commento, infine, richiede un servizio umile e gratuito al testo poetico.

La rubrica avrà inoltre uno spazio dedicato alle “parole sulle poesie”, ossia alla recensione e/o segnalazione di libri di poesia, ma anche a testi che verranno ritenuti utili per quel che concerne la dimensione del fare poetico. In quanto a ciò che viene designato con “parole sulle parole”, si intende dare spazio all’ambito saggistico, ma anche a interventi di poetica e a interviste, con apertura a tutti coloro che desiderino dare il loro contributo.

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