a cura di Giovanna Frene
introduzione di Pina Piccolo
SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole
Inizia con questo mercoledì di fine novembre una breve rassegna di poete ucraine di cui ringrazio fin d’ora Pina Piccolo, da La macchina sognante: Natalia Beltchenko, di Kiev, Iya Kiva, di Donetsk, e Oksana Stomina, di Mariupol, sono state ospiti di varie città italiane dal 18 al 24 novembre 2022 con un reading di eccezione, “Piantare un fiore nella terra bruciata”, una serie di appuntamenti nei quali hanno anche parlato della situazione nel loro paese e di cosa significhi scrivere in tempo di guerra.
Questi versi recitati con furia contenuta dall’autrice nel corso delle sei tappe del tour italiano “Piantare un fiore nella terra bruciata” hanno reso con grande efficacia i paradossi, i traumi esistenziali e storici come pure le sottintese speranze di una poeta che in Italia con i suoi 38 anni verrebbe considerata giovane, pur essendo maturata per un terzo della sua vita in situazioni di guerra e di sfollamento. È stato un grande privilegio per me aver seguito le tre poete ucraine (Natalia Beltchenko, Iya Kiva e Oksana Stomina) durante il tour e apprendere da loro il coraggio e la convinzione nel trasmettere verità scomode e, in un Paese come l’Italia, fatti e inquadramenti controcorrente per la maggioranza di persone che solitamente si considera di grande apertura mentale. Abbiamo moltissimo da imparare da loro, non con atteggiamento di solidale distacco, ma proprio perché la resistenza messa in atto oggi in Ucraina da milioni di persone compresi gli scrittori e le scrittrici ha ricadute internazionali e ci riguarda direttamente nel futuro come pure nel nostro presente
otto anni a dire: da me c’è la guerra
per capire finalmente: la mia casa è la guerra
col treno che piano va a ovest da est
con la morte che porta la vita
arriva la notte coi crampi di fiori avvizziti
ci entra in bocca coi denti marci del silenzio
la nostra lingua: una chat di profughi
sirene che cantano a Ulisse
la memoria: oramai uno sporco libero ricamo
che va piano piano da un cuore a un altro cuore
(Traduzione dall’ucraino di Alessandro Achilli)
*
[rifugiati. teatro]
la prima notte in un luogo sicuro – questo è il nome che diamo all’ovest del paese –
sei sdraiata sul pavimento del teatro come oggetto di scena
per la guerra che puoi guardare gratis,
in contemporanea, in tutti gli occhi degli animali spaventati a morte
[hai ancora tempo per comprare un biglietto di prima fila per la terza guerra mondiale –
scriveva un noto giornalista occidentale alla vigilia del Diluvio]
la luce del palcoscenico cade bene
così il mondo può notare lo sporco sotto le tue unghie
e i tuoi capelli troppo lunghi, che non tagli da quando stavi in polonia,
paese che crepita di rami di famiglia ebraici
quando il gesso del bene ci mette una croce sopra
non hai la manicure – non la fai da otto anni –
quindi quando leggi “questo è per la donna di Bucha”
(insegneranno a scuola di questa foto?)
nel giardino dei ciliegi di qualcuno dalle dita ben curate
chiedi al colore rosso se si vergogna di questo paragone
ma noi, come i narcisi venduti dalle vecchie alle fermate del tram,
d’ora in poi non proveremo mai vergogna di essere o non essere
i bulbi amari degli alberi che crescono ai bordi delle strade della storia
dai, in un paio di giorni percorrerai il viale
della libertà (non è una metafora)
per lasciar cadere tutti i tuoi sogni profetici sul pavimento del barbiere –
ma questo non ti salverà: perché la memoria, come un pazzo
con il rasoio del desiderio in mano,
ti conduce lungo un campo polveroso pieno di patate morte
e così lungo è questo campo che vedi terra invece di occhi nei volti dei bambini
ma per ora sei sdraiata sul pavimento del teatro come oggetto di scena
e tremi al tintinnio dei tram –
questi cantanti civili nel coro dell’aviazione militare –
e non puoi cavare la cera dalle orecchie degli amanti della musica moderna
(Traduzione dall’ucraino in inglese di Eugenia Kanishcheva e dall’inglese di Pina Piccolo)
*
esce guerra calda dal rubinetto?
esce guerra fredda dal rubinetto?
com’è che non c’è assolutamente nessuna guerra
ci era stato promessa per dopo pranzo
l’annuncio l’abbiamo visto con i nostri occhi
“la guerra arriverà alle quattordici in punto”
e sono già tre ore senza guerra
sei ore senza guerra
e se non arriva la guerra prima che scenda la notte
non possiamo fare il bucato senza la guerra
non possiamo preparare la cena
non si può bere il tè senza la guerra
e sono già otto giorni senza guerra
già puzziamo
le nostre mogli non vogliono venire a letto con noi
i bambini hanno dimenticato come sorridere e frignano
perché abbiamo sempre pensato che non saremmo mai rimasti senza guerra
iniziamo, sì, iniziamo a bussare ai vicini perché ci prestino la guerra
dall’altra parte del nostro verde condominiale
iniziamo a temere di spargere la guerra per strada
iniziamo a considerare la vita senza guerra una scomodità provvisoria
da queste parti è considerato innaturale
se la guerra non fluisce rapida per i tubi
in ogni casa
in ogni gola
(Traduzione inglese dall’ucraino di Katherine E. Young e dall’inglese di Pina Piccolo)
Iya Kiva è una pluripremiata poeta, traduttrice, giornalista e critica letteraria. Nata a Donetsk nel 1984 è stata costretta a lasciare la sua città natale e trasferirsi a Kyiv nel 2014 per lo scoppio della guerra nel Donbass. Attualmente vive a Lviv dove continua a scrivere e a operare come volontaria in progetti umanitari e di resistenza all’invasione russa. È autrice di due volumi di poesie, Più lontano dal paradiso ( Podal’she ot raya , 2018), e La prima pagina dell’inverno (Persha storinka zimy , 2019) entrambi considerati tra i migliori libri dall’associazione PEN Ucraina; lo stesso vale per la sua produzione in prosa, tra cui Ci sveglieremo diversi (My prokynemos inshymy, 2021).
Pina Piccolo è una scrittrice e traduttrice bilingue inglese-italiano che da molti anni si occupa di promozione culturale sia negli Stati Uniti che in Italia.
Alessandro Achilli è uno slavista, traduttore e poeta, con Yarina Grusha Possamai ha curato l’antologia Poeti d’Ucraina uscita alcuni mesi fa per Mondadori.
SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole
Questa rubrica di poesie, Spostamenti, nasce dalla necessità prima di tutto di dare voce al testo poetico mediante un commento, inteso questo come pratica di lettura e rilettura lenta, necessarie per cogliere quei meccanismi del testo che spesso la lettura veloce che il web suggerisce occulta. Per certi versi, la pratica del commento tanto somiglia a quella che, nell’ornatus, è la caratteristica dei tropi: si tratta di compiere uno spostamento, una sostituzione, un cambiamento di direzione che investe un elemento originario, e che nel nuovo elemento che sorge altrove rivive in una veste traslata. La pratica del commento, infine, richiede un servizio umile e gratuito al testo poetico.
La rubrica avrà inoltre uno spazio dedicato alle “parole sulle poesie”, ossia alla recensione e/o segnalazione di libri di poesia, ma anche a testi che verranno ritenuti utili per quel che concerne la dimensione del fare poetico. In quanto a ciò che viene designato con “parole sulle parole”, si intende dare spazio all’ambito saggistico, ma anche a interventi di poetica e a interviste, con apertura a tutti coloro che desiderino dare il loro contributo.