Patrizia Baglione | Madre che resta

a cura di Nicola Barbato
inediti da Madre che resta


C'eravamo quasi.

Potevo scegliere un nome,
immaginare il volto,
sollevare in alto le pietre.

Stavo per trasformarmi
in madre — la tua

Fatta col vetro
in abito di carta; madre
come onde del fiume.

*

Dove il sole vibra a passo svelto
e le carezze sono spettri,
parlami del vuoto,
di questo passaggio verso il nulla,
dell’amore che supera le galassie;
l’aspetto del viso tuo
che pure mi sopravvive.

*

Sei nella casa del padre
che accoglie il verbo per farne
pietra.  
                        Sono io la radice 
della tua bocca, latte che sgorga 
da tutte le parti.

Tu, il fungo da dissetare,
feto senza braccia, guscio
di uovo rotto.

*

Miseria, perdona noi
                        madri
senza figli, siedi accanto 
al cranio
imprigionato nell'osso
chiedi scusa alla tigre 
custodita nel grembo
separa la morte 
da quello che siamo.

*

Questo figlio che vedi, non è tuo;
non sono tue le preghiere, i lamenti,
l’ora buona dopo cena. Non è tua
la paura, il sogno, la cicatrice
che credi di avere. Tuo, forse l’abisso,
la poca fortuna, l’angolo di cera
che piano si consuma; l’odore
di campagna, la parete rosa,
le scale ancora rivestite di cemento.

Patrizia Baglione (Arpino, 1994), già laureata in Scienze dell’educazione, studia per conseguire la laurea Magistrale in Linguistica Moderna. I suoi testi sono apparsi in diverse riviste letterarie: «Poetarum Silva», «Le parole di Fedro», «Transiti Poetici», «Poesia del nostro tempo», «Atelier». Ha pubblicato La mia voce(Quid Edizioni, 2019); Malinconia delle nuvole (Kimerik Edizioni, 2020) — silloge presentata su Rai Radio Live — e Nero crescente (RPlibri, 2022); quest’ultimo libro è stato recensito da Franco Manzoni sulle pagine del «Corriere della Sera» nella rubrica ‘Soglie’. Nel 2020 ha vinto il Premio Kalos alla Cultura; è giurata in diversi concorsi letterari. Redattrice de «Le parole di Fedro» con la rubrica ‘Il Femminile’ e di «Laboratori Poesia».


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