a cura di Giovanna Frene
da Quanti (IndustriaeLetteratura, 2020)
Ma io che vorrei
scriverti migliaia di
bronzee lettere, con una
busta aperta che a ogni
metro o chilometro variabile
si riempia delle cose:
ghiande da strada, balconi
andati all’aria, giberne
ghiacciate, fossati e
rammendi o anche frammenti così:
«Che storia e che
svolo, piccolo mio
appartamento, o randa o cucina,
dove dal soffriggere di cipolla o di mare
penso alle sue mani, al
suo sale». Anche così.
E per francobollo una nottola,
un cherubino, un animale,
un fine funerale.
*
Il tubo catodico rimane acceso
così la compagnia di almeno uno
è salva. La sera è solo sennò.
Lo stipo dei medicinali
odora di troppo fresco.
La rondine ha un ritmo piovasco e
le sue inflessioni le sente attraverso
la zanzariera: illuminata
dalla rarefazione e dalla rete
del tubo catodico. È solo,
sennò. Ma sa
come dormendo le palme
dei piedi rimarranno
scoperte. Poi aspetterà che
la testa funzioni come
una latteria: il caglio offeso
negli scoli di pietra, il vapore
dei pensieri sulle placche ramate,
trame rapprese,
ferme al di là del setaccio. Ma è solo
un quarto di sogno, il suo.
*
«Ma che Italia era?»
«Pasolini stava per morire, Mina cantava Sei grande grande
grande, le calamite si caricavano di tempeste
negative, la DC andava a compromettersi
i pantaloni scendevano a zampa
e noi ci eravamo abituati
l’uno all’altro
come cane a padrone.
La gente continuava a creparti
in faccia su una casuale scacchiera.»
«Capisco…»
Luce
Mentre guardavo
la foto di te, Lucia,
a un mese di vita,
mi dicevo che la Natura
deve avere uno strano
senso dell’umorismo.
Che noi, suoi coinquilini,
affittuari, pigionanti, paganti mutuo,
non cogliamo proprio.
Crea esseri luminosi come te
e poi questo COVID-19.
Che poi nemmeno lui – o lei o esso –
dev’essere cattivo/a di per sé, sai?
Il problema è che noi
proprio non ce la facciamo.
A cogliere quel dannato
senso dell’umorismo della Natura.
Tutto qui.
(Lo sai che il tuo nome viene da luce?)
Elegia di Mohamed Atta
Sono i tempi della locusta
che devasta i campi di grano dei vicini
quando la rabbia ti fa fare cose importanti.
Il vento si è alzato come una furia.
Libertà è assenza di sogni e bisogni…
Così pensavo avviandomi dove dovevo.
La mia vicina ha abbassato il tavolino [sull’aereo]
e io le ho anche sorriso,
per alcuni secondi abbiamo sorriso insieme,
non per questo non siamo
diventati entrambi cenere e storia…
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