Fabrizio Bajec | Sogni e risvegli

a cura di Giovanna Frene
da Sogni e risvegli (Amos, 2021)


Frontiera

sopra questo braccio d’acqua
screziato da un vento montano
che ogni cosa trascina e offusca
c’è un uomo intento a guardare
pietre emerse con voluttà
lingue di brecciolino ai lati
o chi abbandona la pesca
un accenno di foresta
una chiesa trionfante e sola
sovrasta i meli a schiera
al di sotto io approfitto
ancora per poco del territorio
da cui mi strappo a malincuore
sperando di dormire e non sapere più niente
di questo tutto che è anche mio

Su una poesia cinese del VI secolo

i morti attraggono i vivi
che soccombono a loro volta
raggiunti dai figli
dopo aver lasciato i loro gusci
promessi alla stessa distruzione chimica
ma anche al ritorno

Abu Simbel-Agami

le sfingi medie non hanno testa
su quelle più grandi non posso salire
nelle nere stanze dormono uomini essiccati
e pieni d’oro il faraone mi incute un terrore
simile a quello del girasole
contemplato dalla casa al mare
mostruoso quando fiorisce
la sua fine fa ancora più paura della vita
lo sento sputare imprecazioni tra le smorfie
orrendo non poterci far nulla

Fondazione Dolores Olmendo

3

hanno retribuito la gente e profanato
le loro tombe famigliari
per esibire corpi sapientemente conservati
da tutti i giacimenti minerari
che abbondano nella regione
ne hanno fatto un’attrazione turistica
battezzato le mummie viaggiatrici
che ne pensano gli spiriti
ammettendo che vagano in queste contrade
niente di serio potremmo pensare
forse celebrano anche il loro trapasso
con un ballo di scheletri e un po’ di liquore

Agli uccelli

se potessi stabilirmi vicino a voialtri
gentili uccelli grigi dei nostri giardini
che beccate nell’ombra delle felci
qualche infimo alimento
non farei nulla di molto diverso
insegnatemi con abili manovre
quest’arte che non ha bisogno
di luce né delle lodi dei miei pari

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