Antonietta Bocci | Poesie

proposta della redazione


Nonna
Poesia per il 2018

Quella domenica di aprile
una creatura venne alla
luce, proscritta da un distacco
di placenta che non mostrava
segnali di voler scherzare.
Trentasei ore più avanti,
la sfiducia staccò la spina
e quell’esserino perplesso
divenne una bambola floscia.

La domenica dopo nacque
un’altra creatura, dentro
abbracci di voci di lana
e canti sommessi di mani
ormai note. Trascorse ancora
trentasei ore, pasticcini
giocattoli e fiori smaniosi
s’apprestavano a riportare
il loro miracolo a casa.

L’unico ricordo dell’anno
duemiladiciotto è quella
settimana, quel mio fissare
un pavimento di cucina
interrogandone il mosaico
centenario. Mi sforzo ancora
di cogliervi saggezza, mentre
tentoni imparo a masticare
questa mia gioia al cianuro.

Mattini d’attesa

Nel buio denso il corpo è greve, come pietra al collo.
Pochi passi tra me e la scenografia disposta
per rinviare il desolante commiato dal riposo.
Tutto allestito – la cuccuma pronta al giornaliero
brontolio, la chicchera lasciata in vuoto indugio,
il cucchiaino solitario lì sul tovagliolo.

La luce cola dalle tende dischiuse, affettuosa
m’incoraggia a completare il transito dal pianeta
del prendere a quello del dare. Dal nulla riaffiora
un’immagine cara, il cestino del pranzo ai tempi
dell’asilo – spettatore quotidiano di giochi,
immancabile consolazione nella disfatta.

M’arrampico lungo la scala, illuminata adesso
d’un bagliore caldo – in cima mi aspetta una promessa.
Sedendo al margine d’un letto sempre addormentato,
trovo un aroma fuggito a mia insaputa. E ancora
mi coglie l’andata gioia semplice di sfiorare
questo viso e quel grembo, sussurrando C’è il caffè

Scherzo del destino

Il vostro atroce spasimo è quello di chi si affanna
a reggere il fardello d’una oscura privazione,
e brancola nel buio ad ogni dolce ninnananna
e sanguina nel cuore ad ogni tenera canzone.

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