cura e introduzione di Nicola Barbato
Costis Papazak è nato e vive a Larissa, città greca di origine antichissima, situata a metà strada fra Atene e Salonicco. Il 28 febbraio 2023 presso la valle di Tempe, a pochi chilometri dalla città natale del poeta di cui si presentano i versi, un treno passeggeri e un treno merci si sono scontrati: questo incidente ha causato 57 morti e ha coinvolto oltre 350 persone1. Certo, dalle indagini sono emerse delle responsabilità umane all’origine del sinistro. Eppure, le piazze greche si sono immediatamente accese sostenendo che tale avvenimento abbia ben poco di incidentale: è necessario sottolineare, invece, che si tratti di un fatto disastroso conseguente al decadimento dei servizi pubblici, risultato della privatizzazione su larga scala, necessaria per pagare i debiti derivanti dalla crisi del debito del Paese. Il poeta, su tale accaduto, mi dona una testimonianza preziosa: se non ci fossero stati ritardi nella costruzione dei sistemi di sicurezza, l’incidente sarebbe stato evitato. Tanto più grave il fatto che tali ritardi siano stati causati da strane manovre di potere tra le varie società che avevano il compito di completare il progetto. In questo mare magnum burocratico affonda l’essere umano che, così come si evince nei versi di Costis, nel migliore dei casi avrà la possibilità di guadagnare un certo valore commerciale, altrimenti diventerà un residuo. Le Parole del poeta sono Contro, dunque, alla considerazione mercificata dell’essere umano: non siamo capitale, ma coloro che possono e devono tentare «una parola contro le traiettorie della storia, contro il colpo di compasso che stringe, cancella, controlla e sposta corpi, discorsi, geografie».
Tu chiedi, io rispondo
dico di sì, di no, giustifico…
Mi ascolti? Mi senti?
Ci ripenso. Non so.
*
Rumori degli altri i discorsi
i fiati pieni di fuliggine, nicotina
il sangue inondato di alcole
lo sguardo, qua e là
ed io solo
accanto alla tua presenza.
*
Giacché i dèmoni della carne
ormai più me non ricordano
come un tempo ritorno al noto consueto:
la paga giornata, il tempo dissipo
fiutando la fuliggine, le bevute
il fior di gioventù rimpiango
e al sentor dell’orgone anelo.
Gargo
I flussi di rifugiati sono
come una filiera:
garantiscono gli scaffali
siano sempre pieni.
Mantengono la bilancia
tra domanda e offerta;
due vasi comunicanti
a misura dei mercati.
Dopo sconti e offerte
i residui finiscono in discarica
come i cadaveri portati
a riva da un naufragio.
Creatura breve
per Gabriele Galloni
Mio Signore, da un drone ho visto le tue lacrime
impetuose annegare le nostre
creazioni nelle valli romagnole.
Santa Maria, dalle narici dell'Etna ho visto
le tue viscere fuoriuscire come vomito.
Babbo, nel conto in banca c'è solo uno zero
Mamma, ieri non sei venuta nel mio letto
a leggermi una storia e ho avuto un incubo:
un androide gigante con un occhio solo.
Mi sono svegliato urlando: “NESSUNO”.
1 Cfr. https://it.euronews.com/2023/03/31/nuovo-indagato-per-lincidente-ferroviario-dei-57-morti-di-larissa consultato il 07/06/2023
Costis Papazak è nato e vive a Larissa. Ha studiato Ingegneria Chimica presso l’Università Tecnica Nazionale di Atene e lavora come consulente in materia ambientale. Dal 2017 frequenta il workshop sulla scrittura del vissuto di Sotirios Pastakas. Dal 2018 ha co-fondato e co-dirige con Sotirios Pastakas la rivista online “Exitirion” dove cura i testi delle pubblicazioni ed è responsabile della cura e della progettazione di ebooks e dal 2019 è membro di redazione di “Inverso-Giornale di poesia” per la Grecia, dove cura, tra l’altro, la rubrica: “Antologia di Poeti Greci contemporanei secondo Sotirios Pastakas” e “Piccolo leggio di poesia contemporanea italiana secondo Mattia Tarantino”. Alcuni suoi versi sono apparsi su riviste italiane e greche.